ALDO MORO E IL SUO RICORDO INDELEBILE NELLA FESTACLI A MONTE CUCCO

MONTE CUCCO – Una personalità che ha segnato la storia politica italiana in modo profondo, guardando oltre l’immediato, prefigurando panorami socio-culturali apparentemente lontani ma visibili da chi, con la lungimiranza dello statista, capta i cambiamenti e gli umori del Paese in anticipo sapendo guidare i processi e non facendosi travolgere dagli stessi. Aldo Moro fu tutto questo e il suo acume, la sua volontà di unire il Paese coinvolgendo in modo attento le diversità sociali, la sua capacità di fare mediazioni nel superiore interesse nazionale credendo fermamente nel pluralismo stanno a dimostrarlo. Tante persone hanno preso parte, al di là delle più rosee aspettative, alla 26° edizione della Festacli nello splendido scenario naturale della Val di Ranco in una giornata che, dopo il convegno, è continuata con la santa messa celebrata da don Raniero Menghini della commissione pastorale per i problemi sociali e del lavoro, con il tradizionale pranzo e si è protratta fino al tardo pomeriggio con musica e passeggiate nei boschi. Dopo i saluti di rito del presidente del circolo Ora et Labora professor Sante Pirrami e del vicesindaco di Sigillo Armando Cervini, il presidente delle Acli provinciali Massimo Ceccarelli  con grande passione, ha ricordato come i giorni del sequestro Moro vennero vissuti intensamente anche nell’ambiente scolastico da lui frequentato in quegli anni con assemblee, incontri che probabilmente segnarono in modo profondo generazioni di studenti tanto da divenire la molla per il futuro impegno politico e sociale di tanti in formazioni diverse talvolta anche contrapposte. A seguire la brillante relazione dell’ex senatore Pierluigi Castellani, dirigente democristiano umbro e consigliere comunale a Spoleto durante il sequestro Moro. Parlare di Moro ricordandolo soltanto come l’uomo del famoso compromesso storico, vuol dire sminuirne lo straordinario lavoro, l’impatto che ebbe nella politica italiana della prima repubblica e i traguardi eccezionali delle sue riforme. Lo statista pugliese incarnò a pieno le caratteristiche del cattolico impegnato in politica. La sua attività nell’Assemblea costituente, insieme ad altri eminenti uomini del cattolicesimo democratico come La Pira, Dossetti, Fanfani, permise di segnare profondamente la carta costituzionale introducendo in essa dei principi fondamentali, dei veri cardini in materia sociale ed economica. Il diritto allo studio, la libertà d’istruzione, la laicità dello stato, una vera conquista per i cattolici dell’epoca che provocò contrasti anche con la Santa Sede reticente a questa apertura che differenziò in modo netto la funzione statale da quella spirituale, furono fra gli aspetti più significativi della sua opera costituente. Si batté per una Costituzione profondamente antifascista che desse indirizzi chiari su temi fondamentali per la popolazione a partire dal lavoro, dall’attenzione al sociale, dal ruolo fondamentale dei corpi intermedi e dell’associazionismo. Nel corso della sua carriera politica seppe unire prima di tutto il suo partito pur provenendo da una minoranza. Divenne segretario nel 1959 con il sostegno anche di altre correnti che seppero riconoscergli un ruolo di guida autorevole e la straordinaria capacità di unire pur senza fare compromessi al ribasso. Proiettò la Dc, seppur a fatica, verso il centro-sinistra guidando il primo governo organico di questa natura con Nenni come vicepresidente. In quegli anni vennero scritte riforme importanti come quella sulla scuola media, l’introduzione del Ministero del Mezzogiorno ed in politica estera ci fu un’apertura verso le istanze palestinesi. Capì, ben prima di altri, il ruolo centrale del Medioriente come elemento di possibili instabilità e di potenziale pericolo per gli equilibri mondiali. Queste posizioni non furono mai ben digerite dagli Stati Uniti. Non chiuse mai le porte ai movimenti giovanili ed al grande fermento culturale che essi incarnavano ma cercò, con grande apertura mentale, di non sottovalutarli ma di dargli la giusta importanza e soprattutto sforzandosi di capirne i processi che li avevano generati. In quegli anni turbolenti, fra attentati, rivolte studentesche e crescenti movimenti pronti a colpire al cuore lo Stato, Moro comprese che soltanto l’unità delle forze democratiche e la solidarietà fra esse, poteva disinnescare quella bomba pronta ad esplodere. Nei 55 lunghi giorni di prigionia le lettere, che alcuni ritengono non ascrivibili al politico pugliese, fecero emergere con forza la sua straordinaria umanità che non scalfì l’area di intransigenza della Dc e di altre forze che non vollero piegarsi alle Br ed intavolare una trattativa. A distanza di anni c’è da chiedersi, sottolinea Castellani, se valesse davvero la pena salvare la Dc per non salvare Aldo Moro. L’ex Procuratore della Repubblica di Perugia Nicola Miriano, ha ricordato la figura di Aldo Moro senza fare ricostruzioni fantasiose, senza dare chiavi di lettura del sequestro e dell’uccisione che non vadano oltre i dati oggettivi finora emersi. I protagonisti dell’epoca sono per gran parte scomparsi e diverso è oggi il clima politico per questo la trattazione data dall’ex procuratore è stata soprattutto storico-culturale e non giudiziaria. Il politico democristiano ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana sforzandosi di capirne i cambiamenti, cercando di interpretarli, rendendo partecipe di questi mutamenti anche quella parte della società troppo spesso emarginata e poco ascoltata. Chi aveva contribuito alla rinascita socio-economica dell’Italia andava compreso senza pregiudizi politici, un cambio di rotta deciso volto a risanare quella frattura aperta soprattutto con la classe operaia. I tanti punti oscuri, veri o presunti, le dimenticanze volute, gli errori talvolta grossolani, le ricostruzioni poco chiare ed i tanti interrogativi della drammatica vicenda del sequestro, sono riemersi con chiarezza nella relazione finale dell’On. Ernesto Preziosi, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Il parlamento ha deciso di votare una nuova commissione d’inchiesta, dopo le altre due già costituite in precedenti legislature, riconoscendo i troppi punti oscuri della vicenda. La commissione ha cercato di approfondire fatti, testimonianze attraverso documenti ed audizioni che hanno addirittura portato la Procura di Roma ha riaprire dei procedimenti. Le criticità emerse nelle indagini sul sequestro e l’omicidio Moro, sono riscontrabili fin da subito. Interferenze, notizie distorte, una mole di informazioni talvolta ingestibili, hanno creato i presupposti sbagliati per risolvere il caso. Una vicenda tra l’altro che presenta dei lati oscuri evidenti, dal ruolo dei servizi segreti sia italiani che stranieri, in particolare statunitensi e dell’Europa dell’est, a quello delle Br e dei possibili legami con i gruppi terroristici palestinesi. Il presunto Lodo Moro che eminenti figure del mondo palestinese ritengono vero e che dimostrerebbe la presenza di un accordo segreto stretto da un importante politico italiano, per aiutare la liberazione della Palestina in cambio di un’Italia libera dagli attentati di matrice palestinese. Le armi dei brigatisti obsolete e non in grado forse di colpire in modo chirurgico la scorta senza ferire Moro, le perizie balistiche sul corpo che lasciano presagire una morte in un altro luogo e non nella famosa Renault. Tante domande, tanti interrogativi che potrebbero ulteriormente allargarsi senza avere risposte certe. La commissione spiega l’On. Preziosi, ha l’obbligo di provare a rielaborare questa vicenda diradando il più possibile le tante nubi che l’avvolgono, un dovere soprattutto verso le giovani generazioni che non meritano di vivere in un Paese con troppi lati oscuri e senza una memoria condivisa. E’ necessario che queste vicende insegnino che vivere in un contesto dove la democrazia e la politica hanno il primato è garanzia di sicurezza per tutti i cittadini. Togliere l’humus ai movimenti eversivi attraverso un’azione politica incisiva può scongiurare il riproporsi di eventi tanto drammatici come quelli accaduti ad Aldo Moro. Spazio finale dedicato alle domande ed alle curiosità dei presenti fra cui l’ex presidente delle Acli Ladis Kuumar Antony Xavier, del consigliere prov.le delle acli Richard Nana dell’ex dirigente scolastica Elisa Faraoni.
 
William Stacchiotti