ASSISI E LE NUMEROSE STORIE DI SALVATAGGIO DEGLI EBREI

Il racconto di Roberto Cerniani, la sua famiglia trovò rifugio nel convento dell’Atonement

ASSISI – “Grazie Assisi per aver salvato la vita alla mia famiglia. Se sono qui lo devo a questa città”. Lo ha detto Roberto Cerniani, figlio di ebrei nascosti e salvati nella città serafica nel periodo della Shoah, durante l’incontro che si è tenuto giovedì 31 gennaio presso la sala della Conciliazione del Comune di Assisi in occasione delle iniziative organizzate nell’ambito della Giornata della Memoria.

Cerniani, intervistato dalla giornalista Marina Rosati, ha raccontato la storia del salvataggio dei suoi familiari ed in particolare quello di suo padre. La famiglia Cerniani-Mayer arrivata da Trieste nel 1943 trovò rifugio nel convento dell’Atonement che, prima di questa storia, non si sapeva facesse parte di quella fitta rete di strutture assisane protagoniste di tanti salvataggi. “Mio padre -ricorda Cerniani- mi parlava continuamente dell’arrivo ad Assisi e delle suore americane che lo avevano accolto con la sua numerosa famiglia. Aveva solo 13 anni ma certi ricordi sono indelebili. Il mio bisnonno arrivò a Trieste da Budapest e sposò una cittadina di origine polacca. Nel 1931 fu costretto a cambiare il suo cognome che venne italianizzato, come tanti altri dell’epoca, ma nonostante ciò la famiglia rimase integrata nel tessuto economico e sociale della città tanto che alcuni familiari aderirono al fascismo. Dopo le leggi razziali del 1938 – prosegue Cerniani – la situazione precipitò fino al 1943, l’anno che cambiò radicalmente il futuro della famiglia. L’occupazione della città da parte dei tedeschi portò ben presto alle prime persecuzioni dei cittadini ebraici ed il mio bisnonno, seppur non più giovanissimo, anche su prezioso consiglio di un suo amico parroco, decise di abbandonare Trieste. Gli assisani e le suore accolsero mio padre e tutti i suoi parenti. Vennero prodotti dei documenti falsi, il cognome Mayer divenne Manara e mi piace pensare che in questa opera potrebbe esserci stato l’aiuto prezioso di Bartali. Durante il periodo al convento morì in tenera età, per un attacco di appendicite, un cugino di mio padre, un fatto che lui ricordava con tanta tristezza. Il ritorno al convento della salvezza di Assisi nel 2002 fu invece una gioia immensa. Mio padre rivide finalmente quel luogo tanto caro e quella statua di Gesù Bambino, tutt’ora presente, che ricordava sempre con grande affetto”.