BEATIFICAZIONE CARLO ACUTIS: TANTI GLI EPISODI E I GESTI DI VITA QUOTIDIANI RACCONTATI ALL’INCONTRO NELLA SALA DELLA CONCILIAZIONE

ASSISI – “Carlo aveva un legame speciale con Assisi. Aveva Assisi nel cuore. Disse che era la città dove si sentiva più felice”. Lo ha detto Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis all’incontro dal titolo “Carlo e Assisi: testimonianze e itinerario sui passi del giovane Acutis” che si è tenuto lunedì 5 ottobre nella Sala della Conciliazione del palazzo comunale di Assisi.

Durante l’incontro sono stati raccontati tanti episodi e gesti di vita quotidiana di questo giovane, morto nel 2006, appassionato ed esperto di informatica, che non mancava all’appuntamento quotidiano con la santa messa e la recita del rosario e che sabato 10 ottobre sarà beatificato nella Basilica Superiore di San Francesco.

La mamma ha raccontato che Carlo sin da piccolo era molto semplice e attraeva le persone in modo speciale. “Era un bambino veramente spontaneo. Per lui ogni persona era un mondo”. Parlando della grande sensibilità e attenzione che aveva nei confronti dei poveri ha detto che “con i suoi risparmi comprava i sacchi a pelo ai clochard e la sera gli portava alcune bevande calde. Era molto essenziale e diceva che era meglio avere un paio di scarpe in meno, ma fare un’opera buona in più”.

A lui piaceva la Basilica di San Francesco e anche la Porziuncola “perché aveva una grande devozione per le anime del Purgatorio. Gli piaceva pregare e applicare loro le indulgenze”.

All’incontro al quale hanno partecipato alcuni assisani, ma anche alcune persone venute da fuori, tra cui una famiglia arrivata dal Belgio, è intervenuta Giovanna Negrotto, sorella della Fraternità pellegrina contemplativa, ora ottantaseienne, che nonostante la grande differenza di età era amica di Carlo. Giovanna ha ricordato che nel 2019, due giorni prima della traslazione del corpo di Carlo nel Santuario della Spogliazione, era, per la sua diciottesima volta, ancora in India. “Due giorni dopo – ha detto – ero qui con Carlo e, commossa, mormoravo ‘Grazie Carlo che mi hai aspettata e voluta qui in questo giorno speciale’. Quante volte – ha aggiunto – ho parlato con lui dell’India, anche con le foto in mano di quei villaggi poveri, dei bambini a piedi nudi, allegrissimi, dei miei grandi amici lebbrosi. E così con Carlo tra Assisi e India si creava un ponte di gemellaggio luminoso di spiritualità. Carlo era straordinario. Quel suo modo di guardare e di ascoltare mentre io parlavo, viaggiando e facendolo viaggiare. Era come se gli occhi suoi si perdessero spaziando Oltre, lontano. E così era anche quando era lui a parlare e a interrogarmi.

“Quando veniva alla santa messa la domenica con i suoi genitori – ha ricordato ancora Giovanna – nella bella cappella di Casa Papa Giovanni, con don Aldo che celebrava, era un incanto vedere quel suo essere così profondamente interiorizzato”.

L’ultima domanda che Carlo fece a Giovanna dopo aver visto le foto dei lebbrosi e di Pierre che aveva dato loro la vita, già dai suoi venti anni, venendo quattro volte dalla Francia e sposando una lebbrosa, fu: “Che pensi? A Dio è più gradito un servizio come questo agli ultimi del mondo, generoso e infaticabile, oppure la preghiera. Tanta preghiera?”.

Ricordando l’incontro con il padre di Carlo, Giovanna ha aggiunto “non dimentico quella mattina quando mi dicesti che Carlo era salito in cielo e della sua offerta di vita per il Papa e per la Chiesa. E allora ho capito che Carlo aveva già dato la risposta alla sua domanda. Il servizio si, la preghiera si, ma nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici”.

All’incontro, moderato da padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento sono interventi il sindaco di Assisi, Stefania Proietti e il vescovo monsignor Domenico Sorrentino che ha sottolineato di essere stato incontrato da Carlo secondo il disegno di Dio. “Carlo e Francesco – ha detto – ci portano a Gesù”.

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