Oggi la città è sempre più vista come simbolo di un’economia diversa, spirituale, inclusiva dei poveri

Bruni: Assisi capitale pensiero economico diverso

 Qualcuno parlando di economia fa riferimento a san Francesco. Qual è il legame tra un certo tipo di economia la figura dell’Assisiate?
Né la Banca centrale europea, né il Fondo monetario internazionale, né il governo hanno mai parlato di san Francesco in relazione alla loro idea di economia. Indubbiamente, economisti di tradizione cattolica che conoscono la storia lo hanno fatto, perché i francescani hanno fatto cose importanti sul piano delle azioni e del pensiero. Nella seconda metà del Quattrocento, francescani come Giacomo della Marca, Giovanni da Capestrano o Bernardino da Feltre diedero vita ai monti di pietà, istituti paragonabili a proto-banche, fondamentali per un certo tipo di economia italiana ed europea. Due secoli prima, intellettuali e filosofi come Bonaventura da Bagnoregio o Guglielmo di Ockham hanno scritto di temi economici, dicendo cose importanti sulla funzione della moneta, sullo scambio e sul mercato. Quindi i francescani si collocano all’origine dell’economia di mercato come la conosciamo oggi. Alcune categorie sono legate alla lezione francescana; lo stesso Francesco era figlio di mercanti: aveva fatto cose e gesti importanti per una economia del dono. Un’economia in linea con ciò che penso anche io.

Qual è il cuore dell’economia francescana?
Anzitutto tre grandi idee. La prima è che tutto è Provvidenza. I beni e la ricchezza sono un dono, una gratuità, una grazia. Come Francesco ci ricorda, questa dimensione di eccedenza viene prima di qualsiasi dimensione di merito, di impegno individuale, di talento. La gratuità precede i nostri meriti. Poi c’è la dimensione del rapporto profondo tra economia ed ecologia. Si pensa per la prima volta a un’economia sostenibile e circolare. Non dimentichiamo che Francesco è l’autore del Cantico delle Creature. Infine, il tema della povertà scelta come via di un’economia diversa: una povertà come radice di un’altra idea di mondo di giustizia, di inclusione degli esclusi, di economia della condivisione. Francesco non solo rifiuta l’economia del tempo, ma afferma un altro modo di fare economia.

Anni fa i temi cardine del dibattito pubblico erano economia, lavoro povertà. Oggi sono i migranti. È una tecnica di distrazione di massa?
Io non credo a grandi progetti centralizzati e pianificati per fare cose cattive. È evidente che è una stagione storica in cui parlare di migranti funziona di più che parlare di economia e di lavoro. Sicuramente l’opinione pubblica percepisce come più urgenti certi tipi di discorsi. È opportunismo politico. Conviene di più, ecco perché certi politici lo fanno.

Cosa deve cambiare nella politica economica mondiale?
Oggi tutti sappiamo che è il cambiamento climatico è indiscutibile. Politiche ecomiche più rispettose dell’ambiente sono irrimandabili. E poi ci sono i grandi temi dell’Africa e dell’Asia. Non si può continuare a esultare perché l’America cresce al 3 per cento vendendo armi e petrolio. E non si può non domandarsi perché questa economia cresce e altre economie, invece, sono affamate. La dimensione della ingiustizia globale non è rinviabile ulteriormente. Il tema è enorme e legato anche a migrazioni e terrorismo.

Come giudica il pensiero del papa sui temi economici?
Il papa ha scelto il nome di un santo che ha dedicato la vita a temi economici, alla povertà, alla ricchezza, all’inclusione. Dà enorme importanza al bisogno di un’economia sostenibile ed ecologica, che non uccida, che non porti allo scarto. E soprattutto il papa sottolinea la relazione tra povertà e ricchezza.

Assisi sarà il futuro dell’economia mondiale?
Oggi la città è sempre più vista come simbolo di un’economia diversa, spirituale, inclusiva dei poveri. Sicuramente Assisi è destinata a diventare una capitale di un pensiero economico diverso.

Quale sarà il punto fondamentale, su cui fare particolarmente attenzione, dell’incontro di marzo ad Assisi con Papa Francesco?
I temi fondamentali sono quelli di giovani ed economia. Come ha più volte ripetuto il papa, i giovani sono il presente, non il futuro. Il fatto che il papa vada a Assisi per fare un patto coi giovani per cambiare l’economia di domani è una cosa profetica. Gli attuali leader sono inconvertibili, c’è poco da cambiare. Se si convocano persone già adulte si vuole dare solo un valore simbolico alle proprie azioni. Se convochi chi sta facendo un dottorato in economia, allora il valore è molto più effettivo.

Roberto Pacilio
Redazione online sanfrancescopatronoditalia