GIORNO DELLA MEMORIA, LA STORIA DI MARCELLA RANZATO IN PALADIN

ASSISI – Sabato 28 gennaio pomeriggio nella sala della Conciliazione del palazzo comunale di Assisi si è tenuto l’incontro dal titolo “La storia di Marcella Ranzato in Paladin”, l’impiegata comunale entrata nell’organizzazione clandestina che durante la Seconda Guerra mondiale falsificava le carte d’identità per permettere a tanti ebrei perseguitati di avere una nuova identità e scampare alla deportazione. La grande opera di salvezza, portata avanti dalla chiesa di Assisi insieme a tanti cittadini, permise di salvare la vita a circa 300 ebrei.

L’evento rientra tra le iniziative organizzate in occasione del Giorno della Memoria dal “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, realizzato dalla fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni, insieme al Comune di Assisi.

All’incontro, moderato da Marina Rosati, ideatrice e responsabile del Museo della Memoria, sono intervenuti i figli della signora Marcella Ranzato: Paolo e Anna Chiara Paladin hanno raccontato alcuni aneddoti della vita della loro mamma che non parlò mai apertamente del suo operato, posto in essere per un elevato senso morale e per il quale rischiò la sua vita.

“Siamo venuti a conoscenza per caso – hanno detto i signori Paolo e Anna Chiara Paladin - di quanto nostra madre si sia prodigata negli anni 1943-1944 per aiutare le persone perseguitate dalle leggi razziali. In particolare ne abbiamo avuto conoscenza da quando sono usciti film e libri che parlavano dell’Olocausto. Lei non ha mai parlato con noi di questi fatti perché per lei ciò che ha fatto era una cosa naturale”.

La signora Marcella Ranzato era addetta alla distribuzione delle carte annonarie che si potevano avere solo dietro presentazione della carta d’identità. Quando seppe che le carte d’identità presentate dagli ebrei erano false lei non fece opposizioni e le considerò valide rilasciando carte annonarie autentiche.

Al termine dell’incontro Marina Rosati ha ricordato che Don Aldo Brunacci, Giusto tra le Nazioni, “che ci ha lasciato una chiara testimonianza della signora Marcella Ranzato: che ci ha spiegato che per fabbricare i documenti falsi, Luigi e Trento Brizi,ebbero la complicità di una dipendente dell’ufficio anagrafe che iniziò a fornire tante carte d’identità in bianco che erano più facili da falsificare”.