I DATI DEL V°CENSIMENTO DEL CIRCOLO ACLI ORA ET LABORA SUGLI OVER 65

FOSSATO DI VICO - Sono stati presentati venerdì 9 settembre presso la sede del circolo Acli di Osteria del Gatto nel comune di Fossato di Vico, i dati relativi al 5° censimento sugli over 65 residenti negli otto comuni dell’Alto Chiascio (Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Nocera Umbra, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Valfabbrica). L’annuale statistica, frutto del lavoro dello staff del circolo Acli Ora et Labora in collaborazione con gli uffici anagrafe dei comuni presi a riferimento, fornisce uno spaccato sulla situazione dell’invecchiamento della popolazione e alcuni spunti sulle condizioni di vita degli anziani. Il prof. Sante Pirrami commentando i dati ha evidenziato per la prima volta un aspetto in controtendenza legato per il 2021 ad un calo dello 0.6% di over 65, 102 unità in meno. Il momentaneo peggioramento di questo dato, che invece era sempre in crescita in media di circa 60 all’anno, potrebbe essere stato causato dagli effetti della pandemia di covid 19 ancora in atto. In generale il nostro territorio sta vivendo, già da quasi un decennio, una tendenza alla decrescita della popolazione, un calo vistoso delle nascite ed uno spopolamento generale. Si calcola una diminuzione annuale mediamente di circa 320 unità sul totale dei residenti 61.722, pari ad un decremento dello 0,5%. Il totale degli over 65% è di 17.079 con un’incidenza del 27.7%. Un dato molto alto che supera di oltre il 5% il dato nazionale, di oltre il 7% il dato europeo e che si avvicina al dato regionale al 26,8%. Costacciaro con il 32,7% e Scheggia con il 32% sono i comuni più “anziani”, Fossato di Vico con il 25% è il più “giovane”. Nella divisione per fasce d’età quella degli “anziani” (75-89 anni) è la più presente con il 48,3% superando quella relativa ai “giovani anziani” (65-74 anni) con il 44,7% e quella dei “grandi anziani” (oltre 90 anni) con il 7,9%. La percentuale degli anziani di genere femminile è in generale superiore ed aumenta con il crescere dell’età doppiando il dato nella fascia dei “grandi anziani”. Riguardo al dato degli anziani che vivono anagraficamente soli si può notare che le persone di genere femminile sono più del doppio di quelle maschili con una forte presenza di autonomia nei comuni di Costacciaro, Scheggia, Nocera U. e Fossato di Vico. Gli ospiti delle residenze per anziani sono numericamente pochi rispetto al totale dei residenti degli otto comuni. Dato che mette in evidenza una sostanziale autosufficienza della popolazione over 65 ed una buona propensione delle famiglie ad una convivenza allungata e plurigenerazionale, con giovani ed anziani spesso sotto lo stesso tetto. I numeri dei ricoverati nelle residenze protette sono in continua discesa rispetto agli anni precedenti. Dopo la presentazione dei dati l’incontro è proseguito con l’intervento del prof. Antonio Pieretti che ha ringraziato mons. Vincenzo Paglia per la sua presenza, una testimonianza di fede davvero importante. L’Arcivescovo, ha ricordato Pieretti, si è da sempre interessato e battuto per i problemi della vita, nelle sue molteplici sfaccettature, della famiglia ed è riuscito a tradurre in impegno sociale il messaggio cristiano interpretando il messaggio di Papa Francesco su una chiesa che deve uscire dalle proprie mura impegnandosi e spendendosi fra la gente. La sua attenzione verso gli emarginati, i bisognosi, gli ultimi, come non ricordare l’esperienza della comunità di Sant’Egidio ed il suo interesse anche verso il mondo della terza età, dimostrano una sensibilità ed una concretezza davvero toccante. Nel libro “L’età da inventare” si pone l’accento su quanto gli anziani siano ormai aumentati numericamente ed abbiano una prospettiva di vita molto più lunga rispetto al passato in una società che invece stenta ancora a capire questo fenomeno crescente. Sono una risorsa di esperienza, ma non sempre vengono accuditi, curati, sostenuti da società e istituzioni. Da un lato ci si esalta per i progressi e per l’allungamento della vita, ma poi non si comprende che, senza un cambio radicale nel modo di pensare, questi anziani rischiano di diventare un peso o peggio ancora uno scarto. Si parla tanto di terza età, di giovinezza, dei loro problemi, ma poi fattivamente ci sono gli strumenti e la volontà per rispondere ai problemi delle varie fasce d’età ed alla società in generale? Nella campagna elettorale in atto, che Pieretti definisce ridicola, non c’è una parola sul sociale, al centro solo temi economici, ma del resto chi se ne occupa? Il prof. Pieretti ha chiuso il suo intervento invitando i credenti a farsi interpreti dei tanti problemi sociali, facendo testimonianza e cominciando a prendersi cura di chi è maggiormente nelle difficoltà. Il pomeriggio si è concluso con l’atteso intervento di mons. Vincenzo Paglia che ha deliziato la numerosa ed attenta platea ricordando in apertura i suoi trascorsi umbri come vescovo di Terni, una regione in cui torna sempre volentieri. Gli anziani, ha sottolineato Paglia, hanno vissuto sulla loro pelle il dramma della pandemia, in termini di vite umane perdute, nella solitudine e nell’isolamento. Questa tragedia ha posto l’accento sulla mancanza di una vera assistenza, di un’efficienza nella cura dell’anziano. Un aspetto paradossale in quanto l’Italia è il secondo Paese al mondo per aspettativa di vita, ma anche quello che ha avuto più morti anziani durante il covid. Si è fatto tanto per raggiungere questi straordinari numeri, ma poi nel momento peggiore non si è stati in grado di custodire, prendersi cura dei più fragili. Ospedali pieni, l’immagine dei camion con le bare, nessun posto per gli anziani, ma forse oltre allo spazio fisico non c’era più posto nelle nostre menti. Mons. Paglia nel suo libro parla della vecchiaia come di un periodo da inventare analizzando, fotografando numeri e dati sugli anziani italiani. Oltre 14 milioni di over 65, un numero enorme, un nuovo popolo venuto quasi all’improvviso con esigenze, problemi, richieste. Un popolo che necessità di nuove attenzioni e su cui le istituzioni in primis devono fare una riflessione. Una fetta di popolazione che dal momento della pensione ha tanti anni ancora da spendere, da occupare, da inventare e che non vuole essere un peso ed uno scarto, ma una risorsa ed un punto di riferimento anche per le nuove generazioni. Questo popolo anziano non può vivere questo tempo senza obiettivi, senza pensieri, senza progetti possibilmente inseriti dentro un quadro comune più ampio che riguardi tutta la società nel suo insieme. Tutti hanno la responsabilità di capire cosa è veramente questa età, questo lasso di tempo che non deve e non può finire necessariamente in un letto di una Rsa, ma che va invece investito proficuamente pensando ai risvolti sociali, economici che questa vita più lunga comporta per le istituzioni. Servono quindi progetti nuovi, idee nuove, pensieri nuovi nella visione più ampia di un’assistenza che non può essere solo quella ospedaliera, delle Rsa, o di strutture che allontanano l’anziano dai suoi affetti, dai suoi spazi, dai suoi interessi. Nei mesi scorsi mons. Paglia ha presentato nelle mani del presidente del consiglio Mario Draghi la “Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società” redatta dalla commissione istituita presso il ministero della salute per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana guidata dallo stesso Arcivescovo. Nelle tante pagine c’è una proposta di riforma che è una vera rivoluzione in cui l’anziano viene rimesso al centro. Al centro della propria casa, del proprio quartiere sia delle grandi città, sia di quei paesi delle aree interne a rischio di spopolamento. Un’assistenza che integra nelle cure l’aspetto sociale a quello sanitario in un percorso continuativo. La realizzazione di 1000 centri diurni per anziani con demenze o altre patologie croniche, l’incentivazione del co-housing ed un nuovo ruolo delle Rsa. L’intero progetto di riforma, affidato ad un disegno di legge delega, potrebbe generare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i più giovani formati nell’assistenza, una rivitalizzazione di alcune aree soprattutto quelle più emarginate ed a rischio spopolamento ed un risparmio, in quanto l’assistenza domiciliare e la prevenzione abbassano di molto le spese in capo al sistema sanitario nazionale. Se la riforma è quanto mai rivoluzionaria, rivoluzionario deve essere anche il modo di pensare il ruolo dell’anziano nella società in un’ottica in cui l’altruismo prevalga sull’individualismo, poiché nessuno si salva da solo ed il concetto di bisogno e di cura può valere e funzionare per ogni età e per tanti e diversi problemi. Erano presenti all’incontro il sindaco di Fossato di Vico Monia Ferracchiato, di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti, la vicepresidente provinciale delle Acli Marta Ginettelli ed i parroci fossatani don Raniero Menghini e don Sajy George.

 

William Stacchiotti