IL VESCOVO: “DESIDERO CHE LA VOSTRA FRATERNITÀ RIPARTA CON ENTUSIAMO”

All’incontro dei diaconi e aspiranti diaconi monsignor Sorrentino ha spiegato come sarà strutturato il Triennio della carità

ASSISI – “Desidero che questo sia un triennio in cui tutta la vostra fraternità diaconale abbia uno scatto di ripresa, di entusiasmo, di consapevolezza, di comunione, di sinergia, di formazione e di impegno”. Lo ha detto il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino, sabato 23 maggio, vigilia della solennità dell’Ascensione, durante l’incontro dei diaconi e aspiranti diaconi, che in questo tempo di coronavirus, si è tenuto in diretta streaming.

All’inizio del suo intervento il vescovo ha letto il brano degli Atti degli apostoli che rievoca il mistero dell’Ascensione ed ha sottolineato che questo mistero dà un’ispirazione molto dinamica. “Ci rimette in moto – ha detto – facendoci guardare il futuro. Il futuro consegnato al cuore di Dio e ai suoi disegni misteriosi. L’Ascensione ha dato uno slancio alla missione. La Chiesa è da sempre missionaria. Ha senso se è e rimane missionaria. Gesù che noi abbiamo ricevuto lo dobbiamo annunciare. La festa dell’Ascensione in questo ci puo’ dare una bella spinta a riprenderci. Dopo un periodo in cui siamo stati bloccati, messi a riposo forzato, un riposo sofferto, un blocco. Adesso ci dobbiamo sbloccare soprattutto spiritualmente. Deve essere un tempo di ripresa. La prima cosa che vi consegno oggi è un invito all’entusiasmo. La Chiesa deve in qualche modo ripartire e non si riparte senza Spirito Santo e senza entusiasmo”.

Monsignor Sorrentino parlando dell’assemblea diocesana che si terrà il 26 e 27 giugno a Santa Maria degli Angeli, in diretta streaming, con un minimo di presenze, ha affermato che essa sarà incentrata sul tema della carità nel suo senso più ampio. “La parola carità – ha precisato – ci fa pensare alla Caritas e ai problemi dei poveri. Questo è un elemento qualificante che non si puo’ dimenticare, tanto meno marginalizzare. Però la carità è molto più ampia. È il concetto centrale a cui tutto si riconduce”. Il vescovo ha poi ha spiegato che in questo triennio verrà accentuata la dimensione della carità a tutti i livelli. “Un primo anno – ha sottolineato – ci metteremo di fronte a Gesù, a lui crocifisso, al Vangelo per chiederci e chiedergli che cos’è l’amore e farcelo spiegare. Un anno in cui ci interrogheremo sull’amore. Un anno che è di interrogazione formativa, esistenziale e anche impegno. Un secondo anno in cui metteremo a fuoco le relazioni di amore, perché l’amore si costruisce uscendo fuori da sé e entrando in relazione con l’altro. Dunque l’amore concreto è quello che intesse relazioni belle improntate all’amore. Le prime relazioni d’amore, la famiglia coniugale, sposo, sposa, genitori, figli e quello che Dio ha voluto come cellula. Tutto l’organismo sociale e ecclesiale. La famiglia coniugale sacramentale e sull’altro polo, che è inclusivo del primo, la famiglia spirituale che è la Chiesa intera declinata in termini di esperienze familiari. Noi – ha spiegato – su questo tema abbiamo dedicato tutto il piano pastorale. Una Chiesa che ridiventa famiglia in maniera concreta.  Le Comunità Maria Famiglie del Vangelo. Le parrocchie che si ricostituiscono come autentiche famiglie in cui le persone hanno la possibilità di guardarsi negli occhi. Le relazioni che si ricostruiscono nell’amore a livello della cellula fondamentale della famiglia e a livello di queste tante piccole comunità che insieme costruiscono la grande famiglia. Il terzo anno sarà incentrato su tutto questo con uno sguardo universale. Perché queste relazioni ricostruite, riavviate devono diventare capaci di intercettare tutta la società che ci sta intorno sia in termini missionari, perché si tratta di annunciare l’amore di Gesù, sia in termini di servizio, perché tutti i fratelli che ci stanno incontro, credenti o non credenti, sono comunque amati da Dio e devono essere serviti da noi. Quindi la carità che diventa anche sociale, politica nel senso alto del termine, cioè diventa capace di guardare al bene comune e di guardare alle radici dei problemi. La carità che diventa servizio. La vostra missione di diaconi e aspiranti diaconi – ha concluso il vescovo – in tutto questo ha un compito speciale”.

È seguito un momento di condivisione dei diaconi e aspiranti diaconi alla presenza di don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé, vicario generale e con don Maurizio Saba, vicario episcopale per il clero.