Nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva celebrata la giornata mondiale del malato

IL VESCOVO: “ORA PIÙ CHE MAI DOBBIAMO RISCOPRIRE LA FORZA DELLA PREGHIERA” – GUARDA IL VIDEO

Anniversario dell’ingresso del vescovo in diocesi; Il vicario generale: “Grazie per averci portato la Parola di vita”

ASSISI – “Dobbiamo riscoprire la forza della preghiera”. Lo ha detto il vescovo, monsignor Domenico Sorrentino all’omelia della santa messa presieduta giovedì 11 febbraio nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva in occasione della Giornata mondiale del malato e festa della Beata Vergine Maria di Lourdes che ricorrono in concomitanza con l’anniversario del suo ingresso nella diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino avvenuto nel 2006.

“Nella crisi di fede che attraversa la nostra società – ha sottolineato il vescovo - questa pandemia viene vissuta in maniera nuova rispetto a quella dei secoli passati perché l’umanità ha sempre avuto, se non in questa espansione, in questa intensità, certamente crisi simili, ma quando venivano vissute nel tempo della fede la prima cosa che scattava nell’animo era la preghiera implorante. Si sapeva che il Signore ha nelle mani le sorti dell’uomo e della storia, si sapeva e si credeva che a lui ci si può rivolgere con fiducia e dunque la preghiera era il primo rimedio che veniva sentito come un’esperienza collettiva che riempiva di preghiera le case e le strade. Oggi – ha aggiunto – siamo nel tempo della crisi della fede e per molti affrontare questa situazione di crisi significa soltanto affidarsi alle risorse della scienza. Le due cose non stanno assolutamente in contrapposizione perché il Dio dell’amore è anche il Dio della scienza e tutto quello che viene da lui passa attraverso le nostre mani, i nostri scienziati, i nostri medici. Dobbiamo sempre ritornare e risalire alla radice e più si ricompone questo quadro in vissuto totale della nostra umanità più la stessa medicina se ne avvantaggia. Oggi i medici tante volte ce lo ricordano in base all’esperienza. Le medicine fanno il loro effetto anche nella misura in cui c’è una corrispondenza e si riscopre sempre di più quella che si chiama medicina globale che mira a considerare le persone non soltanto nell’aspetto in cui si manifesta la malattia, ma come persona in tutte le sue dimensioni. E una dimensione essenziale nella nostra persona anzi quella fondamentale da cui tutto deriva è il nostro rapporto con Dio più noi lo riscopriamo e più la nostra umanità si rimette in sesto e più diventiamo capaci anche di accogliere le risorse che ci vengono da tutti i versanti della scienza, della società, delle nostre premure di accogliere queste risorse con rispondenze nuove e diventiamo tutti un po’ meno malati e ci avviciniamo a quella salute piena che il Signore si augura per noi perché ci ha creato per la gioia non per la sofferenza”.

All’inizio della celebrazione il vescovo ha ricordato il suo ingresso in diocesi dalla piazza passando prima a visitare i ragazzi dell’Istituto Serafico. “Mi sembra davvero che quel momento sia stato per me un indirizzo che il Signore ha dato al mio ministero. Mi sono incontrato con l’Assisi della fragilità e oggi dopo quindici anni trovo una Assisi che si rivela tutta tanto fragile, come si rivela fragile il resto dell’Umbria, dell’Italia e del mondo. Questo virus – ha proseguito monsignor Sorrentino – ci sta insegnando che siamo tutti fragili, che siamo tutti in qualche modo malati e ci sta insegnando che il rimedio a tutto questo è l’amore che viene da Dio che passa attraverso di noi e si fa tenerezza, premura, consolazione, attenzione reciproca”.

Al termine della celebrazione il vicario generale don Jean Claude Hazoumé Kossi Anani Djidonou ha ringraziato il vescovo a nome di tutta la diocesi, del clero, dei religiosi, delle religiose e dei fedeli. “La parola grazie – ha detto don Jean Claude – sembra una parola vuota, ma dentro di essa ci sono tutti i nostri sentimenti nascosti che non siamo riusciti a manifestare. Nel nostro cuore infatti c’è sempre questo grazie che diciamo in silenzio al seminatore instancabile passato per le nostre parrocchie a portare la Parola di vita, della nostra vita”.

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