IL VESCOVO SORRENTINO: “NÉ AGGRESSIVI, NÉ INTOLLERANTI, MA APERTI E DIALOGICI. È QUESTA LA FORZA DEL CORTILE 2018”

Il 22 settembre; leggerà brani della Genesi e del Cantico di Frate Sole, in ebraico con Tahar Ben Jelloun

Il vescovo della Diocesi di Assisi, Gualdo Tadino e Nocera Umbra, Mons. Domenico Sorrentino, parteciperà a due eventi del Cortile di Francesco. Il primo, intitolato Le Punition, sabato alle 19.00 in Basilica superiore. Il secondo, sempre in Basilica, alle 21, si intitolerà La differenza. Letture da Bibbica, Corano, Parmenide. Musica per Coro e Orchestra

Domenico Sorrentino è vescovo nella diocesi di Assisi, Gualdo Tadino e Nocera Umbra. La sede vescovile di cui è alla guida si trova nel bellissimo complesso monumentale del Santuario della Spogliazione, nel centro della città di san Francesco: “In questo palazzo del centro di Assisi – dice Sorrentino – ci troviamo proprio nel luogo in cui il vescovo Guido ha accolto il giovane Francesco che si spogliava dei suoi beni e dei suoi vestiti, dichiarando la sua nuova vita ed esprimendo il suo amore per Dio e per i suoi fratelli. Questo è il cortile di Francesco di 800 anni fa.  È bello collegare questo evento storico con l’iniziativa di cultura, di meditazione, di incontro e di dialogo che sta per cominciare ad Assisi”.

Il tema del Cortile di quest’anno è Differenze. Perché l’Italia ha bisogno di capire le differenze?

 San Francesco, con il gesto della spogliazione, espresse una differenza radicale nei confronti del padre, della sua mentalità e della sua città. Il vescovo Guido dovette mediare, riportando il senso delle differenze e delle scelte da fare nelle differenze, perché emergano le positività che scaturiscono dall’incontro. Nel disegno di Dio le differenze sono ricchezza, risorsa, nuova espressione di vita. Ma devono apprendere a integrarsi perché non si vive dove non c’è armonia. Dobbiamo tutti fare uno sforzo per conciliare il senso dell’unità con la capacità di riconoscere chi è diverso, integrandolo nel rispetto e nell’amore.

Come si conciliano religioni diverse? Il Cortile aiuta a remare in questa direzione?

Non ce ne accorgiamo, ma stiamo già tutti camminando in questa direzione. Qui a fianco si apre una finestra, oltre c’è l’appartamento di due rifugiati eritrei, parte della nostra famiglia: alcuni sono cristiani di diversa confessione, altri islamici. Ogni giorno ci incontriamo, ci capiamo e, soprattutto, ci vogliamo bene. Il Cortile di Francesco rappresenta una cultura che si apre all’altro, che ne capisce i punti di luce, che ne riconosce il bene e che ne corregge i limiti in maniera fraterna. Lo spiazzo culturale del Cortile ci aiuta a incontrare le differenze, non in modo aggressivo e intollerante, ma aperto e dialogico.

Venerdì e sabato ci saranno intellettuali, scrittori, giornalisti… Gli esponenti più importanti della nostra contemporaneità. Perché è impossibile resistere al richiamo del Cortile di Assisi?

La figura di Francesco, con la sua mitezza, la sua capacità di vivere la fede in maniera radicale, testimoniandola sempre fino in fondo con un atteggiamento di dolcezza e di rispetto, aiuta tutti a sentirsi a casa. Siamo credenti e cristiani, non relativisti. Il Vangelo è il nostro punto di riferimento: la maniera in cui Francesco lo ha vissuto è un esempio di testimonianza mite e aperta. Ecco perché qui ad Assisi siamo tutti a casa e dialoghiamo in modo costruttivo.

 A quali eventi parteciperà?

Al panel con Tahar Ben Jelloun farò una premessa sul senso delle differenze e dei differenti. Parteciperò anche sabato all’evento di chiusura in Basilica superiore: leggerò brani della Genesi e del Cantico di Frate Sole, entrambi in ebraico. Questo per mostrare la forza del testo biblico in dialogo con altri messaggi culturali e religiosi dell’umanità.

 Come ha ricordato sabato scorso il Cardinale Ravasi nel corso della prima giornata del Cortile, è facile amare l’umanità. Più difficile amare la gente…

L’amore è qualcosa di concreto, non un enunciato astratto. Deve concretizzarsi in un volto, in una storia. Quando devo fare i conti coi limiti di chi mi sta accanto, allora l’amore diventa concreto. Non possiamo solo incontrarci sui social, in televisione o sui giornali.  Bisogna fare esperienza di uno sguardo. E insieme imparare a volerci bene come siamo, coi nostri volti e le nostre storie.

 Dio questo sconosciuto, Umanità, Cammino, Differenze. Quale filo lega le quattro edizioni del Cortile?

 Siamo partiti da Dio perché tutto parte da Lui. Se vogliamo imparare a riconoscere il cammino e le differenze dell’umanità in modo produttivo, cioè su un sentiero che porti a un traguardo, allora bisogna che abbiamo il riferimento alla radice e al principio di tutto. Come credenti non possiamo che testimoniare questo. Sappiamo che altri hanno altre prospettive e esperienze, ma il filo rosso che le unisce tutte è quello di Dio, comunque lo si chiami. Questo cammino ci porterà un pezzetto della verità, aiutandoci a creare un mondo all’insegna della solidarietà e della pace.