LA DIOCESI AL CONVEGNO NAZIONALE DEGLI UFFICI CATECHISTICI

Sottolineata l’importanza della connotazione domestica all’interno comunità cristiana

ASSISI – Anche il direttore dell’ufficio catechistico della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, don Alessandro Picchiarelli, e i collaboratori dell’ufficio stesso hanno partecipato al Convegno nazionale degli uffici catechistici diocesani che si è aperto con i saluti del vescovo monsignor Domenico Sorrentino giovedì 26 aprile ad Assisi.

“Non possiamo sognare una comunità rambo, fatta di super eroi con capacità eccezionali. Ma nemmeno ci possiamo rassegnare a una comunità zombie, fatta di morti viventi che destano forse più compatimento che timore. Una comunità madre libera, come dice San Paolo, è una comunità normale che sa di essere madre”. E’ questo il senso e l’invito lanciato da monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e Nonantola, delegato per la catechesi in Emilia-Romagna all’inizio del convegno stesso. Nell’approfondire il tema dell’assise “La comunità cristiana: grembo che genera oggi alla fede?”  ha sottolineato l’importanza di riscoprire relazioni familiari per avere una comunità feconda e soprattutto accogliente. “Una comunità che genera la fede – ha sottolineato – è una comunità madre e libera, che non rimane invischiata nelle procedure burocratiche da lei stessa messe in opera, ma che è capace di compassione, affetto e coinvolgimento; senza però creare dei lacci che sarebbero ricattatori, con quella libertà che non mira a suscitare sensi di colpa, che propone senza rivendicare, esige senza schiacciare, incoraggia senza appesantire. Non è facile mettere insieme queste due caratteristiche – ha proseguito – ‘è libera ed è madre di tutti noi’ perché a volte, nell’esperienza familiare, la maternità diventa persino vischiosa o viene percepita come tale. Credo – ha aggiunto – che questo equilibrio sia il segreto fondamentale della fecondità ecclesiale: affetto e libertà”. Dopo aver parlato dell’accoglienza l’arcivescovo ha precisato che “una comunità è feconda nella misura in cui si rende ospitale. Non è condannata a scegliere tra l’accoglienza di Dio e l’accoglienza degli uomini, perché il Signore si manifesta nelle sembianze umane. La maternità della Chiesa è maturata e cresciuta per secoli nella ‘case’, la connotazione domestica rimane fondamentale nella nostra comunità cristiana, che è feconda quando coltiva relazioni familiari, più che aziendali; quando si apre all’accoglienza dell’ospite, più che rifugiarsi nell’affermazione della propria identità; quando la comunione al pane eucaristico si traduce nella condivisione del tempo, degli affetti e delle risorse, più che preoccuparsi dell’esattezza del rito. È l’intera comunità – ha concluso – che genera, o non genera alla fede; Sara non è e non deve essere, solamente ‘la catechista’, ma tutta l’assemblea eucaristica, e specialmente l’insieme degli operatori pastorali, a partire dai presbiteri e dai diaconi, passando attraverso i consacrati, per comprendere gli animatori della liturgia, del coro e dell’oratorio, gli allenatori, le persone impegnate nella Caritas e nella San Vincenzo, i capi scout e gli educatori di azione cattolica e così via”.  Aspetti quest’ultimi sottolineati anche dal vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino che, nel suo intervento di saluto ha presentato brevemente il percorso di rinnovamento parrocchiale che la diocesi sta compiendo attraverso le Comunità Maria Famiglia del Vangelo, piccole chiese domestiche dove vince la relazione, l’accoglienza e la condivisione della Parola di Dio, come era nelle prime comunità cristiane.