LA GIOIA DI ESSERE UN’AC “EN SALIDA”

 ROMA – Si è svolta nel week end scorso, tra il 3 e 4 maggio,  la venticinquesima Assemblea nazionale dell’Azione cattolica alla quale hanno partecipato i delegati delle associazioni diocesane e delle regioni italiane che si sono ritrovati a Roma per vivere un’esperienza di fede e missione. Un’esperienza che non nasce dallo Statuto, necessario per l’associazione ma non sufficiente, ma nasce dal cuore di noi cristiani che ci impegniamo a vivere il discepolato  missionario “associativamente” perché ci siamo incontrati con Gesù nel cammino delle nostre vite.
Essere corresponsabili della “gioia di vivere” delle persone che condividono con noi il tempo che il Signore ci ha donato: è questo l’obiettivo che abbiamo assunto a conclusione dell’assemblea perché abbiamo bisogno di relazioni e abbiamo bisogno dell’Altro, e dell’altro, per rieducarci a credere in noi stessi, nella nostra vita e nel nostro futuro.
Per questo l’assemblea non poteva concludersi in modo migliore che con l’incontro con Papa Francesco, colui che ci sta dando la spinta per rinnovarci e soprattutto per uscire da noi stessi e incontrare gli altri. A questo incontro speciale hanno partecipato, insieme ai delegati anche i presidenti e gli assistenti parrocchiali. Anche questa volta il Papa ci ha dato parole significative e concrete per invitarci a vivere una chiesa e un’Ac “en salida”.
Ci ha lasciato 3 atteggiamenti: rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia della fede. “Con questi atteggiamenti – ha detto il Santo Padre – potrete portare avanti la vostra vocazione ed evitare la tentazione della quiete, la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo e la tentazione della serietà formale. Con questi atteggiamenti ed evitando queste tentazioni eviterete di portare avanti una vita più simile a statue di museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e cogliere la gioia del Vangelo. Chiediamo al Signore per ognuno di noi occhi che sanno vedere oltre l’apparenza, orecchie che sanno ascoltare grida, sussurri e anche silenzi, mani che sanno sostenere, abbracciare, curare e soprattutto un cuore grande e misericordioso che desidera il bene e la salvezza di tutti”. Abbiamo ricevuto un invito prezioso da Papa Francesco: ad essere persone vere e non “statue di museo” perché è attraverso la verità della persona che si affida e cammina in compagnia di Gesù che passa la più grande testimonianza di Fede.
Ciò che ha dato un concreto significato alle parole sono state le persone che ognuno di noi aveva accanto. Per me  sono state le parole e la preghiera, gli abbracci, i sorrisi e le risate  con i responsabili diocesani dell’ACR e giovani, i presidenti di alcune delle nostre parrocchie e i nostri assistenti diocesani.    Questo per me è il senso profondo di essere associazione: avere una possibilità in più di vivere, sull’esempio di Gesù che si fa compagno di strada ,  relazioni che ci rinnovano. 

Elisa Picciafoco