CELEBRAZIONI DEL VENERDI’ SANTO AD ASSISI

 

ASSISI – “L’abbiamo visto trafitto, uomo dei dolori che ben conosce il patire”. Sapevamo che l’Amore e la vittoria sull’egoismo erano dalla sua parte, ma solo ora che da vicino vediamo e tocchiamo con mano le sue piaghe, ne abbiamo preso coscienza, per quella necessità ontologica e strettamente umana di “toccare per creder” che rende faticosa la nostra fede.

Così l’abbiamo visto camminare per le nostre strade di Assisi Crocifisso tra le braccia dei suoi preti, dei pastori della sua Chiesa ai quali ieri ha detto: “Fate questo in memoria di me”, agli occhi del suo popolo, nei luoghi, nelle piazze, nei vicoli anche più bui della quotidianità, nei luoghi di preghiera, nelle nostre chiese dove qualche folle come Lui: Francesco e Chiara l’hanno seguito e Francesco sino alle stimmate, nei luoghi della sofferenza e della malattia come la Casa di Riposo Andrea Rossi… Ma camminare per le nostre strade Crocifisso significa affiancare le nostre esistenze, i nostri percorsi contorti di ricerca del Bene; le nostre storie personali, entrare nelle nostre case, nel cuore delle nostre fatiche, nel profondo di ferite sconosciute, di lacrime non asciugate, di sogni soffocati, di evasioni e trasgressioni per falsi e immediati piaceri che ci lasciano alla soglia della felicità senza poterla mai incontrare… Non possiamo chiudergli le porte ancora una volta! Non possiamo fermarci alla suggestività della Liturgia, al sensum fidei della massa, bisogna che ciascuno di noi, ciascun assisano o che da lontano per toccare al vivo queste ferite si è fatto assisano nella Settimana Santa, qualsiasi ruolo svolga, faccia la sua scelta definitiva: di essere compromesso con un amore senza riserve sempre. E se ancora chiudessimo le porte per altri tanti Tridui Pasquali, non sappiamo quanti ne abbiamo nella nostra vita, Lui resta con noi, per noi, in noi, nell’Eucaristia, nei sacerdoti, nei poveri. Ce l’ha detto prima di lasciarci: “I poveri li avete sempre con voi”, lì si fa presente per darci ancora l’opportunità di abbracciarlo almeno in quella carità e fraternità, solidarietà e sussidiarietà umane che non smuoverebbero il nostro cuore né quello di chi non crede se non venissero da Lui. Questo il messaggio, le emozioni, i propositi, gli afflati del cuore del venerdì Santo iniziato in cattedrale con la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle lodi mattutine presieduta dal vescovo Sorrentino e seguita dalla processione di Gesù morto per le vie di Assisi, conclusasi nella Basilica di San Francesco. Dopo la celebrazione della Passione del Signore alle 19.00 presieduta dal vescovo, l’adorazione della Croce, con la comunione all’assemblea, la preghiera universale per l’unità dei credenti e la colletta per la Terra Santa, tutto il popolo si muoverà in processione verso la Basilica di San Francesco alle 20.30 con la statua della Madonna Addolorata dalla Cattedrale di san Rufino a cercare con lei nel buio della notte, delle strade che vanno illuminandosi con la fede di Maria: il Figlio Crocifisso, per ritornare in cattedrale con il Cristo morto e la Madonna Addolorata. “Questo sostare del Crocifisso accanto al corpo di Francesco non sia solo una pia devozione tradizionale, ma ci spinga all’emulazione del Santo nel suo Amore per il Crocifisso. Rieduchiamoci al silenzio adorante e di gratitudine” con queste parole il presule ha benedetto la sua gente.

 

Suor Maria Rosaria Sorce