Grande partecipazione all’evento: “Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali”, il racconto della nipote del campione

MUSEO DELLA MEMORIA SEMPRE PIU’ CENTRO DI APPROFONDIMENTO SUI DIRITTI

Anche la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria e l’assessore alla Cultura del Comune di Como in visita all’esposizione sugli ebrei salvati in Assisi

ASSISI – La presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria Donatella Porzi ha visitato sabato 1 dicembre il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” nella nuova location del palazzo vescovile - Santuario della Spogliazione. Una visita alla quale hanno partecipato anche Gioia Bartali, nipote del grande campione di ciclismo e protagonista dell’opera di salvezza degli ebrei e l’assessore alla Cultura del Comune di Como Simona Rossotti. A fare gli onori di casa il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino, il vicario generale don Jean Claude Hazoumé Kossi Anani, l’ideatrice e curatrice del Museo Marina Rosati, il direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni Daniela Fanelli e la responsabile dell’ufficio Beni culturali Francesca Cerri. Presente anche il sindaco di Assisi Stefania Proietti. La presidente Porzi ha voluto anche salutare i partecipanti all’incontro dal titolo: “Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali…”, organizzato dalla guida turistica regionale Valeria Cenci e da Rosella de Leonibus, psicologa-psicoterapeuta, didatta Ipge.

L’esperienza dei corsisti, tra i quali era presente anche una pronipote di padre Rufino Niccacci, uno dei Giusti tra le Nazioni di Assisi, è iniziata con la visita condotta dalla Cenci, che ha ripercorso un viaggio nella storia della città di Assisi dal settembre 1943 al giugno 1944 ricordando che grazie al contributo di molte persone, a iniziare dal vescovo monsignor Placido Nicolini, sono stati nascosti e salvati tanti sfollati, tra i quali circa trecento ebrei. È seguita la testimonianza di Gioia Bartali, che di fronte alla Cappellina del nonno, ospitata all’interno del Museo della Memoria, ha raccontato la storia del nonno che utilizzò la “canna” della sua bicicletta per nascondere i documenti d’identità falsi da trasportare, durante i suoi viaggi della speranza, tra Assisi e Firenze che diedero la salvezza a circa ottocento ebrei.

Il percorso è proseguito con un momento esperienziale, un laboratorio guidato dalla de Leonibus che, durante la visita ha individuato alcune parole chiave (scelta, coraggio, solidarietà, protezione, cambio identità, fedeli alla propria verità, ecc.), partendo dalle quali ogni partecipante, scelto il termine a lui più vicino e significativo, che ha suscitato maggiore emozione o toccato più in profondità, ha poi creato un elaborato grafico che a fine mattinata ha condiviso e spiegato agli altri.