NELLA BASILICA DI SAN FRANCESCO SANTA MESSA DI SUFFRAGIO PER IL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI, L’OMELIA DEL VESCOVO

ASSISI - “Anche questa Chiesa particolare di Assisi, segnata dal carisma di Francesco, deve essergli particolarmente grata. Papa Benedetto ha avuto l’intuizione e il coraggio di un riassetto pastorale che, ben compreso, a partire dalle parole con cui egli ne spiegò le ragioni nella sua prima visita del 2007, è di particolare significato, proprio all’interno di questa strategia di risposta alla crisi del nostro tempo. Egli volle, in qualche modo, rilanciare la missione di san Francesco. Voleva che Francesco tornasse a parlare ancora una volta per “riparare la Chiesa”, come gli aveva chiesto il crocifisso di San Damiano”. È questo uno dei passaggi dell’omelia del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino alla santa messa di suffragio per il Papa emerito Benedetto XVI, celebrata lunedì 2 gennaio nella Basilica Inferiore di San Francesco.

“E pertanto - ha aggiunto il vescovo - , desiderava che, insieme con i figli sparsi nel mondo, Francesco parlasse anche con la voce della Chiesa che lo ha visto nascere, lo ha seguito nella sua conversione, gli ha messo sulle spalle il mantello della benedizione perché la sua profezia fosse pienamente ecclesiale, e lo ha presentato al Papa perché la sua missione fosse universale. Di qui il nuovo assetto. Nella visione di papa Ratzinger, le due basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, punti nevralgici della memoria del Santo, dovevano conservare il loro profilo papale e universale, ma al tempo stesso tornare alla storia concreta di Francesco, alle sue origini, alla comunione e sinergia con la Chiesa Madre in cui la sua vocazione era nata e il suo cammino di fede si era delineato fino alle scelte più radicali. Chiesa universale e Chiesa particolare – sottolineò papa Benedetto – mutuamente implicate per un servizio più efficace all’evangelizzazione. Era quello che avevo visto brillare nei suoi occhi e nella sua voce quando mi aveva ricevuto per darmi l’incarico di pastore di questa Chiesa. Se la Chiesa riprende a gridare il nome di Gesù con l’ardore di Francesco di Assisi, continuerà a svolgere forte e serena la sua missione anche nelle fatiche del nostro tempo. Ce lo ricorda anche l’attuale Pontefice, che di Francesco ha addirittura preso il nome. Sarà la Chiesa dell’annuncio e insieme del dialogo. Di un dialogo vero, ma senza ambiguità, un dialogo mite, ma senza reticenze, come lo stesso papa Ratzinger sottolineò in occasione della sua seconda visita alla nostra città per il venticinquesimo dello “spirito di Assisi”. Papa Ratzinger - ha concluso monsignor Sorrentino - è tutto questo, ed altro. Lo ricordiamo nella sua grandezza intellettuale e nella sua umanità delicata e colloquiale. Ne apprezziamo la rettitudine con cui volle servire la Chiesa fino a rinunciare al suo mandato quando lo vide compromesso dal suo stato di salute. Ci lascia un’immagine imperitura. E a noi il dovere di una gratitudine imperitura, che qui, alla tomba di Francesco, si fa atto di amore e di preghiera, perché il Cristo della misericordia che egli ha annunciato lo accolga ora tra le sue braccia in Paradiso”.

In allegato l’omelia integrale del vescovo monsignor Domenico Sorrentino