SAN RUFINO IN FESTA PER IL 25ESIMO ANNIVERSARIO SACERDOTALE DI DON CESARE PROVENZI

ASSISI - Domenica 27 settembre pomeriggio, nel rispetto delle norme di sicurezza, nella cattedrale di san Rufino è stata celebrata la santa messa per il 25esimo  anniversario di sacerdozio di don Cesare Provenzi. I tanti fedeli presenti si sono uniti alla sua lode e rendimento di grazie al Signore per aver “incarnato” nella diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e nella cattedrale di san Rufino il suo stile di prete dalle “mani sempre aperte e accoglienti”, dalla potenza interiore dello Spirito e dallo sguardo sapiente della carità che tutto spera e tutto crede, trasformando la “casa di preghiera” anche di vissuti quotidiani, di gioie e dolori condivisi, di comunione e attenzione pastorale per tutti, senza distinzioni, una sola lecita preferenza: i poveri e i giovani.  Un’omelia all’insegna del grazie, di quel “non sentirsi mai adeguato e all’altezza di una chiamata la cui risposta è stata travagliata, a volte rimandata, ma la certezza di un prete poi vescovo monsignor Sergio Goretti che gli ripeteva: ‘Tu sei chiamato a essere prete e sarai prete’, la spinta definitiva al Si”, la cui fedeltà oggi per don Cesare risplende nella Chiesa. Una frase ricca di discernimento perché in questi anni a servizio della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino per la sua “creatività pastorale” e il “culto del Bello” che lo contraddistinguono, don Cesare ha rivestito ruoli rilevanti oltre che di parroco, priore, insegnante e vicario, nella Caritas, nell’amministrazione e nel Museo diocesano, animato sempre da una tenace fiducia nella Provvidenza, instancabile nella ricerca di beni e bellezze perdute e di “percorsi nuovi” di evangelizzazione. Ha spezzato la Parola e il Pane eucaristico sull’altare come nei luoghi della vita dove ogni giorno si snodano “i suoi passi … in ascolto”.  “Imprenditore di Dio” nella costruzione del Bene Comune e di ciascuno; “prete della strada” prossimo a tutti; “prete del sagrato” che unisce la cattedrale alla città di Assisi, mediatore efficace tra preghiera e vita. Lo hanno confermato la partecipazione calorosa delle tre parrocchie dove ha svolto il suo ministero: Torchiagina, San Gregorio, le Viole e San Rufino dove a suo dire: “Ha cominciato a sporcarsi le mani nell’ascolto, nella vicinanza alle famiglie, ai giovani, entrando nelle loro case, sposando la loro quotidianità perché – ha dichiarato – ho visto sempre la parrocchia come la mia famiglia e se oggi sono qui lo devo proprio al fatto di essere stato da questa famiglia tanto amato”. Un amore ricambiato e dimostrato dagli omaggi e dalle parole affettuose e riconoscenti a conclusione della celebrazione di varie rappresentanze delle tre parrocchie, dalla presenza dei suoi cari venuti da Bergamo per l’occasione suo fratello Giuseppe con la moglie Marisa e la nipote Alice che alla sua ordinazione sacerdotale a sette anni gli aveva recitato una poesia; il sindaco Stefania Proietti a nome di tutto il Comune per la sua instancabile presenza anche in momenti difficili della città di Assisi, i giovani dell’oratorio “Regina Pacis”, la Nobile Parte di Sopra con i suoi tamburi e danze, il coro della cappella di san Rufino che ha magistralmente animato la celebrazione guidato dal maestro Lucio Sambuco con due brani inediti composti per l’occasione, le Suore francescane Immacolatine che operano nella cattedrale per l’occasione più che mai adorna come una sposa di fiori, simboli e addobbi; i sacerdoti del Vicariato che hanno concelebrato e il viceparroco don Alessandro Picchiarelli animatore di tutto l’evento con la collaborazione di tutti e, infine, la Benedizione di Papa Francesco inviata su pergamena dal Vaticano. Un “evento di cielo e di terra”, solenne, ma anche dal sapore familiare e conviviale, intriso di emozioni e gioie pure, di convivialità nell’agape fraterna con cui si è concluso l’evento. Grazie don Cesare per il dono di 25 anni di sacerdozio in cui hai “innalzato il calice della salvezza”, grati per tutte le volte che quel calice l’hai innalzato per tutti noi, colmandolo dei nostri sogni, speranze, gioie e fatiche, fedele alla consegna incondizionata di tutto te stesso alla Chiesa, all’amore del Padre del quale il tuo sacerdozio resta per noi e continuerà a essere il riflesso più bello.

Suor Maria Rosaria Sorce

Foto Mauro Berti