UN ALTRO CUORE NELLA VIGNA DEL SIGNORE

 SIGILLO – In un tempo di crisi, lo Spirito Santo che non conosce crisi, che “soffia dove vuole e su chi vuole”, che “fa nuove tutte le cose”, continua a seminare nel cuore dei giovani germi di vita che sembrano ormai “esodati” dall’economia di una società sempre più autoreferenziale, autosufficiente e purtroppo sola e fragile: i semi delle scelte definitive, della fedeltà senza paure, della speranza, del dono gratuito, della libertà come responsabilità dell’altro più debole e indifeso, e perché no, della sequela di un Dio-fatto uomo di nome Gesù che nella fede e nella storia ha vissuto in pienezza secondo questi valori indiscussamente e squisitamente antropologici, fondamenti dell’essenza dell’uomo. E’ questa la vocazione del giovanissimo, Simone Petrosino che il 20 settembre nella chiesa di Sant’Andrea di Sigillo ha risposto: “Sì” alla chiamata della Chiesa rivoltagli attraverso il vescovo della diocesi di Assisi monsignor Domenico Sorrentino che presiedeva la celebrazione durante la quale Simone è stato ammesso all’ordine sacro del presbiterato nella chiesa diocesana di Assisi. Ad accoglierlo l’abbraccio di una famiglia, la Chiesa, che ha gioito con lui: i suoi genitori, che nello stesso giorno hanno ricordato il loro venticinquesimo di matrimonio, parenti, amici, conoscenti, i compagni seminaristi e soprattutto tantissimi giovani, gli scout di Sigillo e i ragazzi del post-cresima della cattedrale di San Rufino di Assisi per i quali Simone da qualche anno è guida attenta e compagno di cammino. A concelebrare la messa numerosi sacerdoti tra i quali don Carlo Cecconi, vice parroco di San Rufino, ordinato da poco sacerdote, che ha affiancato Simone nel suo discernimento e che oggi consacrava l’Eucaristia per lui, don Cesare Provenzi, parroco della cattedrale di San Rufino che lo ha accolto in cattedrale seguendo il suo cammino che continuerà a svolgere, il parroco di Sigillo don Ferdinando Dell’Aquila. Una festa nella vigna del Signore, perché “il Signore ha detto anche a te, vieni a lavorare nella mia vigna, perché a lui non interessa il lavoro ben fatto, giacché ‘come un padrone disorganizzato’, paga gli ultimi operai come i primi, ma farti rimanere con lui, nella sua vigna, nella sua famiglia dove tu, dopo aver sperimentato la sua gioia, possa condurvi tanti altri”. Sono le parole augurali del vescovo, sono la sfida della vocazione, sono la certezza che nessuna vocazione è per sé e nessun vocato è un’isola, ma cammina tra le braccia di una Madre, la Chiesa, che lo terrà stretto, perché Simone sia sempre “generoso, umile, gentile, sempre il primo se si tratta di servire e sempre l’ultimo a essere protagonista”, come di te hanno detto i giovani di San Rufino, perché tu lo sai, te lo ha ricordato il tuo vescovo, che “per gli operai della sua vigna la paga è già pattuita, è altissima, la conosce solo Dio: è Lui che ti dona tutto se stesso”.

Suor Maria Rosaria Sorce