Omelia di mons. Sorrentino Notte di Natale 24.12.2018

24-12-2018

OMELIA NOTTE DI NATALE 2018

“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.

Proviamo a riflettere, in tre piccoli “tempi”, su questo mistero annunciato già dal profeta Isaia.

Primo tempo.

Natale: mistero di nascita.

Abbiamo davanti agli occhi i nostri presepi

Ma possiamo anche pensare alla nascita di ogni bimbo del mondo.

Ogni bimbo che nasce porta il segno dell’amore di Dio.

Ogni uomo è ad immagine di Dio.

L’evento di Betlemme, prima ancora di chiederci la fede, ci chiede uno sguardo attento al   mistero della nostra umanità. Un mistero da riscoprire, in un tempo in cui anche in questo la società vive un profondo smarrimento, diventando sempre più incapace di custodire e alimentare le sorgenti stesse della vita.

Il Bimbo di Betlemme viene a perorare la causa di ogni bimbo del mondo.

Chiede che ogni bimbo venga accolto, protetto e accompagnato.

Una società senza bambini è una società senza futuro.

Secondo tempo.

Lo sguardo si eleva. Diventa profondo. Si lascia stupire.

Il Bimbo di Betlemme può diventare, ed è, l’avvocato di tutti i bambini del mondo perché un Bimbo speciale.

Egli non porta solo l’immagine di Dio. È Dio stesso in mezzo a noi. E il Salvatore. L’atteso di Israele. L’atteso delle genti.

Abbiamo ascoltato nella prima lettura l’anelito dell’attesa.

Un popolo oppresso, icona di tutte le oppressioni, nella notte della sua disperazione, vede accendersi una luce.

Una luce promessa.

A Betlemme quella luce si fa realtà.

La luce del Natale è tutta all’insegna della concretezza.

C’è un quadro storico. Un impero che domina. Un censimento che mette in moto delle persone.  Un falegname di Nazareth che si muove con la sua sposa verso il borgo natio di Betlemme per farsi censire.

E poi un parto. Dei pannolini.  Una mangiatoia.

Infine dei pastori che si mettono in cammino nel cuore della notte.

Tutto sa di concretezza. Sembra di sentire la brezza e il freddo della notte. Senti l’odore del latte e il belato delle pecore. Vedi un bambino in braccio a sua Madre.

Dio, l’invisibile, si fa vedere e si fa toccare.

È un Dio che vagisce. Il suo pianto è come quello di tutti bimbi del mondo. Il sorriso di Maria come quello di tutte le mamme del mondo.  E Giuseppe, che pur non ha dato a quel Bimbo un contributo di carne, perché posto come segno del mistero, dà il contributo del suo sguardo tenero e premuroso, pronto a farsi in quattro, persino a farsi migrante, perché quel Bimbo possa essere difeso e custodito di fronte all’urlo del male che non tarderà prendere il nome di Erode, un re geloso e sanguinario.

Come Maria e Giuseppe siamo chiamati a sostare in adorazione di fronte a questo Bimbo.

Riconoscerlo non solo come uomo, ma come Dio.  È ciò che fa la differenza della nostra fede. Ci chiamiamo cristiani per questo, solo per questo.

Terzo tempo.

Sulla grotta di Betlemme una moltitudine di angeli.

Essi non fanno fatica a riconoscere in Gesù il loro Dio. Ma suppongo siano tanto stupiti di vederlo ora nel volto di un bambino.

Il cielo è ormai qui.  Si è calato sulla terra. Quel Bimbo fa da ponte, anzi, si trascina dietro il paradiso.

D’ora in poi, se vuoi incontrare Dio, non hai bisogno di alzare gli occhi. Devi piuttosto affinare lo sguardo per incontrarlo nel volto di ogni uomo e di ogni donna, senza eccezione.  Uomo o donna di ogni colore, di ogni continente, di ogni condizione sociale. E se proprio vuoi essere più certo di incontrarlo, cercalo tra tutti gli uomini e tutte le donne che sono più fragili, più sofferenti, più abbandonati, più soli.

Più hanno bisogno di te, più sono abitati da Dio.

Da grande Gesù lo dirà con forza, senza possibilità di equivoco: ero affamato e mi avete dato da mangiare, ero assetato, e mi avete dato da bere.

Ma già nella grotta di Betlemme egli ci chiede questo allenamento a cercare il suo volto in tutte le sofferenze del mondo.

E solo nella misura in cui lo facciamo, si realizza per noi il grande annuncio:

“vi annuncio una grande gioia”.

Quella gioia alla quale il tuo cuore anela. Non la troverai, no, nelle ricchezze, nel potere, nel successo. Non la troverai nell’indifferenza, nella diffidenza, nella guerra.

La troverai solo nell’amore. Perché quel Bimbo è tutto e solo amore.

E con l’amore, ricevuto e praticato, riceverai anche il dono della pace:

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini che egli ama”.