90 ANNI PER MONSIGNOR ANGELO MORICONI

 La storia che vi raccontiamo oggi non è di quelle che propriamente si possono definire “ordinarie”. monsignor Angelo Moriconi nasce a Grello di Gualdo Tadino il 18 maggio del 1925. Dopo aver compiuto i suoi studi nel seminario di Nocera Umbra prima, poi nel liceo classico e teologico del seminario d’Assisi, il 10 luglio 1949 è ordinato sacerdote da monsignor Costantino Stella. Oltre ad aver svolto il ruolo di parroco, è stato anche missionario nel sud del Brasile. Nel 1974, richiamato in Italia da motivi familiari, guida la parrocchia di San Rocco, a Gualdo Tadino, per 24 mesi. In successione quindi: Sassoferrato, dal 1976 al 1981 e Campodonico fino al 1983. Nel dicembre dello stesso 1983 è di nuovo in Brasile, a Rio de Janeiro, per adempiere i suoi doveri e vi resta per ulteriori sei anni. Su richiesta del vescovo, monsignor Sergio Goretti, torna definitivamente “a casa” nel 1989. Gli viene affidata la parrocchia di Pievano di Fossato di Vico dal 1989 al 2007, ma con l’andar del tempo, a causa della morte dei rispettivi parroci, diviene titolare pure di Borgo, Osteria del Gatto e Palazzolo (in quest’ultima frazione riveste anche l’incarico di amministratore e legale rappresentante della parrocchia, denominata “della Natività di Maria”). Non faceva di certo il turista, in gioventù, nella “Terra do Sol”, don Angelo; povero tra i poveri (così lontano dal materialismo delle vicende terrene), con sacrificio, costanza e dedizione, ha affrontato quell’esperienza faticosa per amore di Dio e del prossimo senza mai vacillare. La stessa tenacia e dedizione, il medesimo spirito di sacrificio con il quale, ritornato “dalla fine del mondo”, ha ricoperto l’incarico di Pievano di Fossato di Vico e di pastore che tuttavia riveste nelle limitrofe frazioni. Curvo sotto il peso degli anni, alla sua veneranda età, con quel sorriso umile, bonario, al di sopra delle “bassezze” che pur fanno parte della natura umana, in una normale convivenza civile, sempre puntuale lo si aspetta a svolgere le sue solite funzioni. E lui, preciso, con la sua “anch’essa intramontabile” Fiat punto bianca, arriva sempre con quell’utile anticipo che gli possa permettere di avviare quelle campane elettriche che richiamino i fedeli e che servono a deliziare le sue orecchie (il loro suono deve piacergli davvero molto). Non di rado, nella bella stagione, “impavido”, con quel suo “ghigno” beffardo, a dispetto degli anni, lo si vede inforcare la sua vespetta rossa. “Temerario” come quando lo si aspetta in “occasioni” religiose e in seguito scoprire essersi (facendosi gioco dell’età), con la sua utilitaria, allontanato solo un po’, magari a Campodonico, a trovare i suoi vecchi fedeli e amici. E, allora, si pensa:”Che spirito! Il tempo che inesorabilmente scorre è solo e soltanto un’opinione”. Si staglia in lontananza la sua possente, massiccia e inconfondibile sagoma, che tanto somiglia a quella di Giovanni Paolo II e subito si pensa:”E’ eterno Don Angelo”.
 
Salvatore Nuti