PERDONO DEGLI ASSISANI, IL VESCOVO: “ABBIAMO APERTO IL NOSTRO CUORE PER RICEVERE QUESTO DONO”

ASSISI – “Questo canto ci ha immessi nel mistero dell’Ave Maria. È Dio che si fa vicino e attraverso la nostra Madre dolcissima ci fa il dono più grande che si potesse fare: il dono del Figlio suo. Questo dono è anche perdono perché egli viene per questo. Viene come Dio della misericordia che si fa vicino alle nostre ferite, alle nostre sofferenze, ai nostri problemi e ci dà il suo abbraccio di pace che mette in armonia tutto il nostro essere personale comunitario. Questa mattina in particolare quello della comunità assisana che per prima viene a fruire di questo grande dono ottenuto da Francesco per tutti, ma in particolare per la sua città”.

Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino all’inizio della santa messa celebrata, venerdì 1 agosto in mattinata, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, in occasione del Perdono degli assisani. In tanti hanno raggiunto la Basilica facendo il percorso a piedi in maniera autonoma.

“Siamo qui cari fratelli e sorelle – ha detto il vescovo durante l’omelia – con il desiderio di ricevere il dono dell’indulgenza ottenuta da Francesco per chi viene in questi giorni alla sua amata Porziuncola. Per entrare nella logica di questo dono di Dio dobbiamo fare alcune considerazioni che ci aiutano a disporre l’animo a ricevere questo dono in modo vero e profondo. Tutti sappiamo che Dio è misericordioso e ogni volta che ci rivolgiamo a lui con sincerità, e se abbiamo gravemente peccato anche attraverso il sacramento della riconciliazione, il perdono è garantito perché Dio non sa non perdonare, egli è misericordia infinita. E allora perché ottenere un dono speciale legato alla Porziuncola? Ognuno di noi il perdono lo può ricevere in tante maniere e lo riceve di fatto ogni giorno. Che cosa aggiunge questo dono speciale a ciò che noi ogni giorno possiamo ottenere? Per capirlo ma non tanto per una questione intellettiva, piuttosto per disporre il cuore, voglio presentarvi, essendo questa mattina in particolare assisani che hanno voluto onorare questa tradizione di essere i primi ad aprire il cuore a questo dono, voglio spiegarvelo con un episodio tipicamente assisano della storia di Francesco”.

Il vescovo ha poi fatto riferimento a questo anno particolare in cui viene celebrato l’ottavo Centenario della composizione del Cantico delle creature e si è soffermato sulla strofa che tratta del perdono. ‘Beati quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione’.

“Dalla storia – ha spiegato – ci viene detto che Francesco aggiunse questa strofa al suo Cantico quando vide la città, la nostra città, divisa ancora una volta in guerra. Questa volta chi faceva guerra erano i capi: il capo religioso, il vescovo e il capo politico, il podestà dell’epoca. I due erano in un conflitto veramente aspro al punto che il vescovo aveva scomunicato il podestà. Il podestà da parte sua aveva risposto con una disposizione amministrativa riguardante il commercio: non si poteva commerciare con le proprietà del vescovo. Grande lite dunque in città. Francesco aggiunge questa strofa al Cantico immettendoci tutta la sua preghiera, la sofferenza offerta, la sua santità. Succede poi – ha aggiunto – che i due si riconciliano: questo è quello che noi normalmente dobbiamo fare. Quando si va in confessione a dire che non siamo riconciliati con qualcuno l’assoluzione ci viene data a condizione che ci riconciliamo. La riconciliazione è una virtù cristiana importante. Se andate a leggere le parole che dice il podestà e quelle che dice il vescovo troverete che c’è qualcosa di aggiuntivo a quello che normalmente noi mettiamo dentro l’esperienza della riconciliazione. Il podestà dopo che ha chiesto perdono al vescovo ha detto ‘Per amore di Dio e del Beato Francesco anche se uno mi avesse assassinato il padre o il fratello io perdonerei’. Il podestà, con queste parole sentite, mostra che il perdono del Signore, la misericordia del Signore lo ha raggiunto in maniera così profonda da cambiare i suoi sentimenti quelli che la natura umana in una situazione del genere di assassinio di una persona cara ci fa sentire. Noi in una situazione del genere reagiamo con una passionalità che ci impedisce quasi di perdonare, invece il podestà ha ricevuto questa grazia. Questa grazia è un po’ quello che il Signore ci dà quando riceviamo l’indulgenza: ci guarisce, se noi glielo permettiamo. Questa parolina non la dovete dimenticare perché è tutto qui questo gioco di amore: se noi glielo permettiamo lui ci guarisce integralmente non soltanto dal peccato, ma anche da tutta quella serie di sentimenti, di pensieri, di reazioni, di passioni che normalmente rendono un inferno la nostra vita anche quando siamo buoni e riconciliati con Dio perché la rendono un combattimento continuo. Abbiamo bisogno di governare tutto questo mondo di sentimenti e di passioni se vogliamo davvero godere della gioia piena di Dio, di quello che Francesco chiamava Paradiso: ‘Voglio mandarvi tutti in Paradiso’. Intendeva voglio che la vostra vita sia così riconciliata, così armonizzata da essere una vita di Paradiso già su questa terra. Questo lo ottiene Francesco con la sua preghiera. È quello che nell’indulgenza noi otteniamo attraverso la comunione con tutta la Chiesa, la comunione con i meriti di Gesù che sono infiniti e poi con i meriti di Maria e di tutti i Santi. Lì c’era Francesco che in qualche modo fungeva da Porziuncola per il podestà. Con la sua preghiera, con la sua santità, con la comunione con cui lo avvolgeva riuscì con poche parole a toccare il suo cuore e il suo cuore divenne un cuore di paradiso.

Abbiamo tanto da camminare – ha concluso il Vescovo -, tanto da apprendere, tanto da testimoniare. Siamo qui alla Porziuncola, la grazia del Signore è pronta per noi, preparata dall’eterno dobbiamo soltanto aprire le braccia per accoglierla perché il Signore possa fare in noi grandi cose e darci come voleva Francesco una gioia di Paradiso”.

Nel pomeriggio il vescovo ha presieduto i primi vespri della solennità con il pellegrinaggio della città e l’offerta dell’incenso da parte del sindaco di Assisi Valter Stoppini.