ASSISI – La solennità di San Rufino, patrono di Assisi, è iniziata anche quest’anno con la veglia del giorno 11 alle 21 in cattedrale, presieduta dal vescovo di Assisi monsignor Sorrentino, mentre le campane di Santa Chiara nel vespro della sera dolcemente sfumano il suono a festa per lei, concludendo le celebrazioni in onore di questa nobile fanciulla che custodì con il miracolo eucaristico la città e che, come hanno dimostrato i numerosi pellegrini e il popolo assisano raccolto attorno a lei, ancora è il cuore caldo della città, fucina di relazioni, fiducia e speranza. Ma a San Rufino, che l’ha preceduta e che ha imbevuto con il sangue del suo martirio l’aere e le vie assisane percorse poi da lei e da Francesco per sollevare i poveri, l’onere di continuare dall’alto il suo ministero episcopale e d’intercessore potente, benedicendo per le mani dell’attuale presule assisano la cittadinanza adunata in piazza del Comune dove il busto del santo è stato portato in processione da tutto il popolo assisano partendo dalla cattedrale e sostando nella basilica di Santa Chiara. Poi il rientro in cattedrale per un momento di convivialità fraterna e lo scambio di auguri in piazza.
Un tocco in più di straordinarietà quest’anno per la solennità di San Rufino.
Lo ha dichiarato monsignor Sorrentino alla Messa solenne del giorno 12 da lui presieduta in cattedrale e concelebrata dai canonici, dal vicario generale don Maurizio Saba, il vicario foraneo don Cesare Provenzi, presbiteri religiosi e diocesani, autorità civili anche di altre realtà umbre ed ecclesiastiche presenti e il numeroso popolo di Dio. “La solennità di San Rufino e ancora più straordinaria quest’anno, oltre all’inno suonato dalle clarine, oltre al dono tradizionale dei ceri donati dal sindaco Tonino Lunghi, depone anni intensi di preparazione al Sinodo ai piedi dell’altare. Un anno, il primo, d’intensa preghiera, il secondo di attenta e capillare consultazione e il terzo celebrativo che oggi si conclude. E’ concluso il Sinodo, ma al pastore della diocesi resta la parte legislativa conclusiva.
Sui passi dei testimoni che ci hanno preceduti.
E’ stata un’esperienza di chiesa, di comunione, di cammino condiviso che non a caso vogliamo ricordare sull’altare, oggi, nella solennità del nostro patrono, consapevoli che alle radici di questa comunità ecclesiale ci sono i santi che ci hanno preceduti. Se l’annuncio della vita costò sangue a San Rufino, ne raccogliamo oggi ancora i frutti nei santi che si sono succeduti: Francesco e Chiara, che destano attenzione e interesse anche ai non credenti che giungono in questa terra da ogni parte del mondo. San Rufino fu soprattutto pastore – ha evidenziato il presule – nella lettura odierna Ezechiele ricorda che il volto del pastore è il volto di Cristo, ricalca i suoi tratti che sono ricordati da San Paolo nella seconda lettura: siamo in mezzo a voi come una madre tra i suoi figli”. A questo punto monsignor Sorrentino ricorda i pastori che l’hanno preceduto in particolare sottolinea le figure del vescovo Nicolini e Stella, ma oggi, nella conclusione solenne del Sinodo, il ricordo caro va al mio più immediato predecessore Sergio Goretti che mi passò il suo pastorale proprio 10 anni fa. Il suo lungo e intenso episcopato è segnato da due momenti difficili: l’assetto, l’unità pastorale nuova della Diocesi e le vicende del terremoto. Oggi a conclusione del Sinodo chi meglio di me – ha dichiarato accoratamente il presule – conosce il suo intenso lavoro, le sue fatiche e sofferenze”.
Da un passato glorioso un presente rinnovato nella speranza.
E quasi prendendo forza da un passato remoto glorioso e da un passato prossimo eroico nelle prove, il vescovo di Assisi invita a una nuova primavera dello Spirito radicata sui santi predecessori e scaturita da pastori coraggiosi e instancabili, lanciando davvero un grido di speranza: “E’ giunto il tempo di correre… non è più possibile la politica dello struzzo, né lasciarsi andare allo scoraggiamento, all’immobilismo, è invece l’ora di grande rinnovamento… è il tempo di passare da ‘una chiesa gioiosa e missionaria’ che ha vissuto il Sinodo, alla Sinodalità, non si tratta di percorsi operativi da trovare, ma di una mentalità da costruire dove non è più possibile che ognuno, pur nella ricchezza dei carismi e della diversità dei doni, vada per conto suo, ma tutto rientri in un cammino unico”.
E’ tempo di correre… evangelizzazione a tutto tondo, unico programma pastorale.
Il vescovo lancia la sua proposta pastorale: “Per quest’anno solo le linee operative del Papa, a partire dalla sua ultima enciclica, Laudato sii, che riveste un’importanza fondamentale per noi assisani, e il giubileo misericordia. Unica linea da seguire è l’evangelizzazione per un grande scatto nella nostra chiesa diocesana di novità e di vitalità. E’ tempo di correre… non ci si può più permettere falli.” L’omelia si è conclusa con l’esortazione del presule alla disponibilità di tutti e in specie dei preti per questo scatto, per questa novità di vita e un invito alla preghiera, perché ora toccherà al pastore della diocesi, dopo gli elaborati e le proposizioni suggerite dalle commissioni sinodali, fare discernimento per redigere i decreti sinodali che saranno enunciati a dicembre”. A conclusione della santa messa, affinché tutti siano a conoscenza del lavoro e delle conclusioni emerse nelle sessioni sinodali è stato distribuito a tutti un opuscolo con la sintesi dei lavori sinodali.
Suor Maria Rosaria Sorce