ASSISI – Mercoledì 23 marzo alle 16,30 la santa messa crismale è stata presieduta dal vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino e concelebrata dal vicario generale e foraneo don Maurizio Saba e da numerosi presbiteri e religiosi alla presenza di un cospicuo numero di partecipanti. Una messa crismale del mercoledì santo nell’anno giubilare della misericordia, nella cattedrale di San Rufino ‘oasi di misericordia’, che trova il culmine della sua espressione liturgica nella benedizione degli olii sacri, nel rinnovo delle promesse sacerdotali, nel preparare il popolo all’imminente triduo pasquale. Ma il mercoledì santo è soprattutto la celebrazione e la festa del sacerdozio, resta indelebile e inattaccabile nel suo fascino che viene da Dio la bellezza del sacerdozio che risuonava nell’armonia dei canti del Coro di San Rufino guidato da Lucio Sambuco. Aspetti che all’omelia il presule ha ripreso. “La messa che celebriamo – ha sottolineato il vescovo – è segnata dal simbolismo dell’olio. Lo introducono le parole stesse di Gesù: «Lo Spirito del Signore è su di me. Mi ha consacrato con l’unzione». Questa unzione plasma la sua umanità, facendo di lui l’Unto per eccellenza, il Cristo. E si declina poi nella sua missione di evangelizzatore e liberatore, espressione della misericordia di Dio verso poveri, ciechi, prigionieri ed oppressi, insomma verso tutte le forme della sofferenza umana. Un simbolismo che si colloca nel quadro della misericordia, che caratterizza questo speciale anno giubilare. Tre olii saranno benedetti – ha spiegato monsignor Sorrentino -. Tutti e tre, espressioni di misericordia. Tutti e tre, volti dello Spirito Santo nella nostra vita. L’olio dei catecumeni. È quello che traccia una linea di demarcazione tra l’uomo vecchio che muore nel battesimo con tutti i suoi peccati, e l’uomo nuovo che nasce rigenerato in Dio. In quest’olio c’è la forza per dire un no definitivo a Satana e per resistere ai suoi attacchi e alle sue insidie. È l’olio del combattimento a cui tutta la vita cristiana è votata, il combattimento contro il male, per la vittoria del bene. Vogliamo ricordare questo olio, in un momento in cui la forza del male ancora esplode in un ennesimo episodio di terrorismo che, sulla scia di altri precedenti, semina sangue e disperazione nel cuore dell’Europa, rinnovando un allarme che da tempo sta caratterizzando anche la nostra Assisi. Vogliamo guardare a questo e simili episodi con senso cristiano. È umana la costernazione, è giusta l’indignazione, è bella soprattutto la solidarietà. Brutte pagine come questa comunque non devono portarci ad alcun sentimento di odio, tanto meno a giudizi sbrigativi che fanno d’ogni erba un fascio. Nei confronti dei fratelli di fede islamica continueremo ad avere i sentimenti di pace di cui trent’anni fa la nostra città è diventata simbolo, con quello che è stato detto lo “Spirito di Assisi”, che raccolse qui in preghiera per la pace, con san Giovanni Paolo II, le diverse religioni del mondo. Conviene semmai considerare che fatti come questi sono la punta di un iceberg di una situazione del mondo in cui l’odio, l’ingiustizia, la violenza, l’intolleranza, vogliono farla da padrone. L’olio dei catecumeni ci ricorda che siamo stati unti per essere combattenti di una battaglia di pace e di misericordia, che comincia nel nostro stesso cuore, mettendo da parte i sentimenti che non rispondono al vangelo e rivestendoci dei sentimenti di Cristo. Il secondo olio, quello degli infermi, ci porta al grande mondo del dolore in tutte le sue espressioni. In particolare alla sofferenza di tanti fratelli e sorelle che la malattia fisica e psichica tiene sotto scacco. Essi hanno bisogno di un aiuto che passa certo attraverso la medicina, ma hanno insieme bisogno di un ingrediente di umanità che nessuna terapia potrà mai offrire, se alla tecnica non si aggiunge il tocco della misericordia, della compagnia, dell’abbraccio fraterno. L’olio degli infermi è un segno della misericordia dello Spirito Santo che agisce sull’animo e sul corpo delle persone malate, ma che mette in moto anche le risorse della nostra solidarietà e fraternità. Con tutti gli infermi, vogliamo oggi ricordare i confratelli sacerdoti che non sono in mezzo a noi proprio per le prove fisiche a cui sono sottoposti. Il terzo olio, il santo crisma, ci ricorda la nuova fisionomia che lo Spirito Santo ci dona nel sacramento della confermazione, completando in noi i lineamenti di Gesù e spingendoci a testimoniarlo nella nostra vita. È anche l’olio che nell’ordinazione ci è stato versato sulle mani. Da quel momento, le nostre mani sono diventate le mani stesse di Gesù, le mani che reggono e spezzano il pane eucaristico, le mani che assolvono, le mani che ungono, le mani che benedicono, le mani che si tendono nella carità. Quest’ olio brilla di letizia, ha il sapore della letizia. È fatto per darci gioia e renderci testimoni di gioia. Carissimi fratelli sacerdoti – ha concluso il presule – , papa Francesco ci ha chiesto di impegnarci in una nuova fase dell’evangelizzazione tutta all’insegna della gioia. Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo! Al libro del Sinodo che, a Dio piacendo, vi consegnerò la vigilia di Pentecoste, ho voluto imprimere fin dal titolo il segno della gioia. È la gioia che vi auguro di avere sempre nel cuore e di irradiare col vostro sorriso. Le promesse che tra poco rinnoveremo siano per noi e per tutto il popolo a noi affidato segno e pegno della gioia di Dio”.
In allegato l’omelia del vescovo.
Suor Maria Rosaria Sorce