ANCORA PIU’ BELLA LA STATUA DELLA VERGINE A SAN RUFINO

ASSISI – “Contempliamo Maria incoronata Regina del cielo e della terra, nella gloria degli angeli e dei santi”. E’ l’afflato sgorgato dal cuore della comunità parrocchiale di San Rufino mentre domenica 5 ottobre durante la santa messa, celebrata dal parroco don Cesare Provenzi, la singolare e unica statua lignea della Vergine di Nazareth che da qualche tempo accoglie in cattedrale gli accenti devoti di pellegrini e assisani, è stata solennemente incoronata. Una corona di 12 stelle finemente lavorata, dall’orafo Fulvio Panzino di via San Gabriele in Assisi, in oro ricavato da oggetti preziosi donati da alcuni benefattori. Dopo la liturgia eucaristica è stato proprio Fulvio a cingere il capo di Maria con la sua corona, tra il canto dei fedeli e il profumo dell’incenso e lo sguardo commosso del parroco e di Suor Alessandra Sciaboletta che ha seguito le tappe della lavorazione. Non a caso, ricordava don Cesare all’omelia, “incoroniamo Maria proprio oggi, giorno in cui il Santo Padre a Roma celebra il Sinodo della famiglia; oggi, il Vangelo odierno ci ricorda che siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Forse non ci sentiamo capaci, all’altezza di accogliere e di non deludere le attese dell’invito rivoltoci da Gesù, ma nella vigna c’è Maria che ci sostiene, lei è la vigna del Signore nella quale vogliamo restare. Non a caso proprio oggi Anna e Antonio celebrano 55 anni di matrimonio, una testimonianza di fedeltà e coerenza, la famiglia è la vigna del Signore”. Le fattezze della statua, dinamiche, in movimento, i lineamenti ben marcati e virili, ci ricordano che la Vergine di Nazareth si mette ancora in cammino con il suo popolo, con il piede in avanti, col passo spedito perché è la piena di grazia, con il braccio teso in avanti e la mano aperta alla volontà di Dio, ad accogliere l’invito di essere la Madre di tutti, che affianca il suo popolo, i suoi figli e cammina con loro e su di loro fa sgorgare le infinite grazie del cielo e irrora la terra sterile delle nostre debolezze e limiti, di frutti di ogni bene; quel cielo e quella terra evocati dai colori della sua veste, perché ella è e sempre sarà una scala, quella che Giacobbe sognò, che unisce Cielo e Terra, che corona e illumina il cielo plumbeo dell’ordinarietà della nostra vita di luminose stelle e feconda di speranza le terre deserte del nostro essere.
Suor Maria Rosaria Sorce