ASSISI – “Mantenere un sano contatto con la realtà con ciò che la gente vive, con le sue lacrime e le sue gioie, è l’unico modo per poterla aiutare, formare e comunicare. E’ l’unico modo per parlare ai cuori delle persone toccando la loro esperienza quotidiana: il lavoro, la famiglia, i problemi di salute, il traffico, la scuola, i servizi sanitari. E’ l’unico modo per aprire il loro cuore all’ascolto di Dio. In realtà, quando Dio ha voluto parlare con noi si è incarnato” queste le parole con cui Papa Francesco ha iniziato l’omelia durante la messa celebrata nello stadio comunale di Firenze “Artemio Franchi” nel pomeriggio del secondo giorno del convegno ecclesiale nazionale in corso a Firenze. Uno stadio gremitissimo con circa cinquantamila partecipanti oltre ai duemiladuecento delegati delle diocesi italiane che partecipano al convegno. La celebrazione è stata allietata dai canti del coro e dell’orchestra formati dai rappresentanti di tutta la chiesa fiorentina. “Custodire e annunciare la retta fede in Gesù Cristo – ha sottolineato il Pontefice – è il cuore della nostra identità cristiana, perché nel riconoscere il mistero del Figlio di Dio fatto uomo noi potremo penetrare nel mistero di Dio e nel mistero dell’uomo. Alla radice del mistero della salvezza – ha proseguito – sta infatti la volontà di un Dio misericordioso, che non si vuole arrendere di fronte alla incomprensione, alla colpa e alla miseria dell’uomo, ma si dona a lui fino a farsi egli stesso uomo per incontrare ogni persona nella sua condizione concreta. Dio e l’uomo non sono i due estremi di una opposizione: essi si cercano da sempre, perché Dio riconosce nell’uomo la propria immagine e l’uomo si riconosce solo guardando Dio. L’umanesimo, di cui Firenze è stata testimone nei suoi momenti più creativi – ha concluso il Santo Padre – ha avuto sempre il volto della carità. Che questa eredità sia feconda di un nuovo umanesimo per questa città e per l’Italia intera”.
Si allega l’omelia di Papa Francesco