Genova 2016: un fascio di luce sulla Chiesa italiana

 GENOVA – Anche una delegazione della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino guidata da don Antonio Borgo, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano ha partecipatonei giorni 15, 16, 17 e 18 settembre 2016, alla celebrazione del XXVI Congresso eucaristico nazionale a Genova. Migliaia i convenuti, tra i quali oltre 900 gli iscritti diocesani e quattrocento i delegati, provenienti da ogni parte d’Italia come rappresentanti delle oltre 220 diocesi della Penisola, e pronti a rivestirsi delle armi della luce,  ansiosi di fare del bene, così come opportunamente evidenziato dal cardinal Angelo Bagnasco nell’omelia della messa di venerdì 16, al termine della quale ai delegati è stato affidato il pubblico mandato delle opere di carità da realizzare sul territorio. A questi numeri si aggiungano, inoltre, i 700 cantori parrocchiali e gli oltre 500 volontari che con il loro prezioso servizio hanno reso possibile il corretto e completo svolgimento di ogni fase del congresso.  Solenne e struggente l’Adorazione eucaristica tenutasi nel pomeriggio di sabato 17 nel Porto Vecchio, continuata poi, in un clima di raccolto e partecipato silenzio, con la processione diretta in Cattedrale e conclusa con la benedizione e gli indirizzi di ringraziamento e di saluto rivolti ai presenti  da monsignor Bagnasco. Un’esperienza indimenticabile, quella in oggetto, rafforzata dl momento della liturgia penitenziale del venerdì pomeriggio e dalle catechesi di sabato pomeriggio, il tutto volto a ribadire l’importanza, il senso ed il valore dell’Eucaristia celebrata e vissuta. Un lavoro a dir poco capillare, quello messo in atto per la buona riuscita di un così importante congresso, un lavoro  animato e sorretto da un intenso e visibile spirito di squadra e che ha visto l’azione sinergica e coordinata di parrocchie, vicariati, congregazioni religiose, aggregazioni laicali, fedeli laici. Ambienti e realtà d’identità diversa, dunque, ma stimolati e connotati da un intento comune di collaborazione e di condivisione avente come obiettivo principale la fusione delle varie energie e l’unione delle singole forse, il tutto in clima di fattiva e proficua collaborazione, proprio come accade quando si tratta di un’azione ispirata e benedetta da Dio.Eucaristia, pertanto, intesa come via dell’uscire, dell’abitare, dell’educare, del trasfigurare e dell’annunciare, così come previsto dalle indicazioni fornite durante il congresso ecclesiale di Firenze lo scorso anno: ovvero Eucaristia fons et culmen della vita cristiana, luogo privilegiato per il genuino incontro con Nostro Signore Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, il cui Preziosissimo Sangue è stato effuso pro multis, così da redimere l’umanità dalla decadenza del peccato. Ugualmente forte è l’azione di intercessione realizzatasi nel corso dell’Adorazione Eucaristica tenutasi nella due sere di venerdì 16 e di sabato 17 nella chiesa di S.Matteo.Unico Pane spezzato attorno al quale riunirsi in fraternità, in contemplazione, in meditazione ed in adorazione, vero cibo di vita eterna che ci fa pregustare le gioie della Gerusalemme Celeste, alla quale siamo chiamati a partecipare dando testimonianza quotidiana in ciò che professiamo nel Dies Domini con la preghiera collettiva del Credo, attraverso la quale si rinnova la nostra fede, fino ad assumere una dimensione di maggiore consapevolezza da parte del Nuovo Popolo di Dio, da Lui conquistato con un sacrificio senza precedenti.«Intendiamo annunciare che Dio non è lontano, che nessuno è orfano in questo angosciato tempo, che non siamo vagabondi senza meta, che la solitudine non è il nostro destino, che l’ingiustizia non è l’ultima parola… perché tutti abbiamo una casa che ci aspetta. Questa casa, più che un luogo, è un cuore, il cuore di Cristo. L’Eucaristia è il sacramento di questo cuore umano e divino, il volto di quella misericordia di Dio che il Papa ci fa vivere in quest’anno di grazia; è il “nascondiglio” – l’Eucaristia – della sua reale presenza: lasciarsi afferrare dal mistero eucaristico vuol dire, ogni volta di nuovo, consegnarsi “per Lui, con Lui e in Lui” all’eterna Luce della Trinità», questa una delle riflessioni contenute nell’omelia di inizio Congresso tenuta da Sua Eminenza cardinale Bagnasco venerdì 16 settembre.Degne di nota sono state le catechesi tenute dai vescovi nel pomeriggio di sabato 17 settembre, in attesa che iniziasse lasolenne adorazione eucaristica nel Porto Vecchio di Genova: ad esempio monsignor Lupi, vescovo di Savona-Noli, ha così concluso la  catechesi tenuta in S.M. Immacolata: «La fede – ha concluso – è non scoraggiarci di fronte alle difficoltà, non avere paura delle sfide, nella consapevolezza di non essere soli. L’Eucaristia è sempre con noi. Lo Spirito santo che ce la dona non ci abbandona mai. A noi di essere coscienti di questa presenza per essere sempre sostenuti nelle difficoltà». Un altro momento significativo è stato l’intervento di monsignor Viola, vescovo di Tortona quando ha sottolineato che: «Quando l’evangelista Luca racconta dei due discepoli che, dopo l’incontro con Gesù Risorto partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme – ha spiegato monsignor Viola – mi viene sempre da pensare a una sorta di prima processione eucaristica della storia. Quei due non avranno lasciato quel pane sulla tavola di Emmaus, ma l’avranno portato con sé per raccontare come l’avevano riconosciuto». Infine, le riflessioni di monsignor Meini, vescovo di Fiesole e vicepresidente della Cei, che ha tenuto la catechesi nella chiesa di Santa Maria di Castello hanno interpretato in maniera adeguata l’attesa dei presenti e lo spirito del Congresso eucaristico nazionale: “Non dobbiamo illuderci – ha proseguito – che siano le nostre parole, il nostro impegno a fare l’annuncio: è la forza profonda del sacrificio che celebriamo, è l’evento pasquale di Cristo che è già annuncio. E Lui che ci convoca”. E questo annuncio “non è vano, entra nella nostra vita, ci tocca” ed ancora “Quanto volte le nostre assemblee, prima che inizi la celebrazione, sembrano la piazza del mercato? – ha così proseguito, avviandosi alla conclusione,  il presule – “.
Parole particolarmente incisive sono inoltre risultate quelle pronunciate dal cardinal Bagnasco nel corso dell’omelia conclusiva nell’omelia del 18 settembre e grazie alle quali il ritorno a casa ha acquisito un particolare significato di fedeltà all’impegno preso e di vera sollecitudine nei confronti di chi è nelle difficoltà: «Come comunità ecclesiale, vogliamo infine rivolgerci al nostro  amato Paese, a quanti  guardano a questo grande cenacolo con l’attesa di una parola particolare. Vorremmo dirvi che vi  siamo sinceramente vicini, che ci state a cuore, che ci anima una piena disponibilità a incontrarvi;  insieme con voi ci sentiamo pellegrini verso casa. Siamo Pastori di una Chiesa esperta in umanità: la  nostra voce è discreta, ma ora – come una vela al largo, sostenuta dal vento dello Spirito – prende  vigore e proclama : “O uomini che ci ascoltate: la nostra gioia è grande e si chiama Gesù!”».
 
Mario Coda
Delegato della Diocesi di Assisi- Nocera Umbra- Gualdo Tadino