OMELIA CONSEGNA PIANO PASTORALE
Andate anche voi nella vigna!
La parabola appena ascoltata (Mt 20, 1-16) ci fa riflettere. Forse siamo anche noi gli operai chiamati alle cinque del pomeriggio, l’ultima ora possibile?
Non è questione solo di anni materialmente dedicati al servizio del Signore. La maggior parte di noi ha ricevuto il battesimo all’alba della vita. Molti di noi sono entrati anche nel ministero non troppo tardi.
Ma c’è un ritardo qualitativo che può riguardare anche chi ha vissuto una vita tra le mura di una Chiesa.
Questo vangelo ci riguarda tutti.
Da come il padrone agisce, sembra quasi che la sua preoccupazione non sia tanto quella che la vigna venga ben lavorata, ma che nessuno resti senza lavoro.
Siamo indotti a pensarlo, anche osservando la singolare maniera di retribuire: gli ultimi sono i primi, i primi sono gli ultimi.
E, in ogni caso, all’operaio dell’ultima ora, viene dato quanto al primo.
E’ in gioco il senso della gratuità: quanto Dio ci dà non può essere mai da noi preteso. Tutto è grazia.
E’ in gioco anche il contenuto di questa paga: come potrebbe essere, tale ricompensa, “quantificata”, dal momento che essa, in ultima analisi, è Dio stesso?
Sì, Dio che non ha nessun dovere di pagarci, in realtà non solo ci ricompensa, ma non si limita a darci delle cose: ci offre se stesso. Ci offre Gesù, il figlio suo. Per gli ultimi come per i primi, uguale è il suo dono. Semmai ciascuno dovrà chiedersi quanto apre il cuore a quel dono. La differenza è più dalla nostra parte che dalla sua.
Questo messaggio dell’odierna liturgia della Parola proietta luce sul nostro cammino pastorale, di cui oggi consegno le linee programmatiche.
Un programma che sta al punto di intersezione di due assi,
Da un lato, l’asse della Parola di Dio; dall’altro, quello della comunione, espressa nell’evento del Sinodo.
Quest’anno sarà il “quinto anno” della Parola. Ricordiamo l’icona che sta accompagnando questi nostri anni: quella dei discepoli di Emmaus. Con essa abbiamo cercato di prendere coscienza che tutta la nostra vita è un camminare con Gesù, il Risorto che “conversa con noi”, ci introduce al suo mistero e ci riconsegna una speranza viva. Quest’anno i testi biblici a cui trattati nelle Scuole della Parola sono gli ultimi del Nuovo Testamento. Li percorre in gran parte il tema della speranza. Contro la tentazione di scoraggiarsi di fronte alle prove, ci viene detto di essere coraggiosi e perseveranti.
Questo messaggio è anche l’anima di quell’altra grande linea di impegno, che si incentra nel nostro Sinodo diocesano.
Dopo due anni di preparazione, ora entriamo nel vivo. Riceverete alla fine l’Instrumentum laboris ormai definitivo, dopo la grande consultazione che abbiamo fatto lo scorso anno. Un testo sul quale lavoreranno i sinodali, ma che in questi primi mesi è offerto a tutti, per qualunque utile contributo.
L’Instrumentum Laboris è come la vigna del vangelo in cui dobbiamo entrare, come operai chiamati dal Signore. I temi che ci vedranno all’opera sono, in ultima analisi, desunti dal Vangelo. Tale è il primo grande ambito, che ruota intorno alla Parola di Dio e al suo annuncio in un tempo come il nostro segnato da una crisi di fede e di valori come il nostro. Altro grande ambito è quello della comunità, che ad ogni livello è chiamata ad esprimere sempre di più il senso di famiglia cementata da Cristo, chiamata a crescere nella comunione e nel servizio, a seconda della vocazione di ciascuno. C’è poi il grande ambito della carità, nella quale la Chiesa si gioca tutto, perché l’amore è il vincolo della perfezione, è il distintivo che fa riconoscere i discepoli di Cristo, è il criterio su cui alla fine saremo giudicati.
Dalla meditazione della Parola e dal cammino sinodale ci attendiamo una Chiesa capace di muoversi in sintonia con la voce dello Spirito e con le attese dei fratelli. Una Chiesa gioiosa e missionaria. È provvidenziale che questo inizio del nostro Sinodo diocesano cada in coincidenza con il Sinodo dei Vescovi sul tema della famiglia: evento al quale vogliamo dare tutta la nostra attenzione e soprattutto assicurare la nostra preghiera. Il Papa ce la chiede, e il prossimo 4 ottobre, proprio nella festa di S. Francesco, ha indetto a Roma una grande convocazione. È nella festa del nostro Santo, e questo ci può portare qualche difficoltà organizzativa. Ma alla chiamata del Papa bisogna rispondere. Un anno fa, in questa festa, egli era tutto per noi. Almeno in rappresentanza qualificata vorremo essere quest’anno accanto a lui, muovendoci subito dopo la celebrazione mattutina per il nostro Santo.
“Andate anche voi a lavorare nella mia vigna”.
Questa Parola ci accompagni. Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ha auspicato una nuova tappa dell’evangelizzazione all’insegna della gioia. Senza questo spirito, la Chiesa sperimenterebbe una pesantezza e una tristezza, capaci di pregiudicare qualunque nostro tentativo pastorale. Un cristianesimo di facce appese è in contraddizione con se stesso. Cristo è la nostra gioia, e si comprende perché Paolo dichiari di non volere altro che lui, di farne anzi tutta la sua vita. Lasciamoci incantare da questo suo entusiasmo apostolico, e facciamone l’ideale della nostra vita. Quello che il Signore operò alle origini attraverso il suo slancio missionario è possibile anche ai nostri giorni. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. La Vergine Santa e i nostri patroni ci ottengano questo slancio rinnovato, perché il nostro annuncio sia credibile e la comunità cristiana riprenda vigore nella fedeltà e nella perseveranza.