Omelia del Vescovo Sorrentino consegna della Lettera pastorale 11 settembre 2022

11-09-2022

Cari fratelli e sorelle,

            questo nostro incontro, nella bellezza della celebrazione eucaristica, ci offre oggi più di un motivo per rallegrarci. Per me è la gioia di rivedervi, dopo un periodo, in verità non ancora concluso, in cui la prova della malattia mi ha costretto a un forzato “riposo”. Per tutti noi è il momento in cui ci rimettiamo in cammino, nel solco tracciato dal piano pastorale pluriennale sulla carità, che in questa celebrazione vi riconsegno, con gli orientamenti propri di questo anno 2022-2023. Infine, gioia grande, il fatto che il diacono Maurizio Biagioni, viene ordinato presbitero.

            Mi sembra bello che tutti questi motivi si pongano nella cornice della parola appena proclamata, centrata sul tema della misericordia.

            Quanto abbiamo bisogno di misericordia! Ne ha bisogno ciascuno di noi. Ne ha bisogno la Chiesa. Ne ha bisogno il mondo che sta vivendo una fase di grande incertezza e dolore, per essere uscito a mala pena dagli anni della pandemia per ritrovarsi nelle conseguenze di una guerra sciagurata che sta provando terribilmente quanti vi sono direttamente implicati, ma anche tanti che, nello stesso nostro Paese, ne risentono gli effetti. Che cosa ci salverà, se non una sovrabbondanza di misericordia, che tocchi i cuori, impedendoci di fare errori su errori e spingendoci piuttosto a rimboccarci le maniche per costruire un mondo un po’ meno invivibile? Abbiamo bisogno di quella misericordia che Mosè invoca per il suo popolo, riconoscendone il peccato, ma facendo appello alla promessa di Dio. Di quella misericordia che  fece di Paolo da persecutore un apostolo. Di quella misericordia con cui il Buon Pastore va a cercare la pecorella perduta e il Padre celeste riabbraccia il figlio prodigo e gli fa festa. L’amore misericordioso, rivelato pienamente sulla croce di Gesù, è il cuore stesso di Dio. È anche la riserva inesauribile del nostro annuncio. Se andiamo in fondo al cuore di tutte le persone che la missione ci chiama ad incontrare, noi troveremo sempre, magari nascosto sotto visi ostinati e cuori induriti, un grande bisogno di tenerezza e di misericordia, che dovremo annunciare, e soprattutto testimoniare. E la misericordia, fatta di mille accortezze di accoglienza, di ascolto, di premura, di perdono, di concreto sostegno nel bisogno, di vicinanza nella malattia e nella solitudine,  farà il suo lavoro di intenerimento, e i cuori si apriranno a Dio.

            Caro Maurizio, mentre parlo di misericordia, so che il tuo cuore balza. È una parola a te particolarmente cara, dato che, da tanto, la tua vita si è intrecciata con quella delle “misericordie”, che portano fin nel nome questo messaggio evangelico. Da diacono poi hai vissuto la “misericordia”, anche facendo per qualche tempo il direttore della Caritas diocesana.

            Ora si realizza in te una chiamata che si era manifestata già nella tu giovinezza, per motivi contingenti messa un po’ in sordina, ma che si è fatta risentire forte  in questi ultimi anni. E tu, per seguirla, non hai esitato a riprendere gli studi e a rimetterti in gioco.

            Ora la misericordia per essenza, che è lo Spirito Santo, si effonderà nuovamente su di te, plasmando ulteriormente in te l’immagine battesimale e diaconale di Gesù con i tratti specifici del   presbiterato, che ti fa, a nome di Gesù, pastore e padre del popolo di Dio. Con questa configurazione vivrai in vari modi, ma soprattutto nella celebrazione eucaristica, il tuo essere voce, cuore e volto di Gesù. “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Prendete e bevete questo è il mio sangue”. Fino ad ora hai solo acclamato, con tutto il popolo di Dio, questo mistero di grazia, che mette il Calvario sui nostri altari e rende presente quasi tangibilmente, nel segno sacramentale, il Risorto in mezzo a noi. Ora non acclamerai soltanto. Pronuncerai quelle parole, sentendoti da esse coinvolto e come travolto, sicché non potrai dire il “prendete” del corpo e sangue di Gesù, senza sentire che anche la tua vita dev’essere tutta presa dai fratelli, a loro pieno servizio di misericordia e di amore. Grande dono e grande responsabilità. La Chiesa ti ringrazia del sì che hai detto e ti accompagna nella perseveranza e nella fedeltà.

            Tutta questa grazia ben si accorda con l’altro motivo di gioia che oggi caratterizza la nostra celebrazione. Sto per consegnarvi le tracce del cammino pastorale annuale. Non è un nuovo piano pastorale: resta vigente quello intitolato “Al di sopra di tutto, l’Amore”. Ve lo riconsegno  con qualche accento speciale, offerto quest’anno anche alla diocesi sorella di Foligno. Non aggiungo parole, a quelle che sono state dette ieri in Assemblea. Vorrei solo pregarvi di prestare attenzione a questi pensieri, che il Signore mi ha suggerito in un momento di dolore che è stato anche di più grande amore per voi. Vi prego  di leggerli attentamente. In parte sono cose che conoscete, soprattutto per quanto riguarda il rinnovamento delle parrocchie con le piccole comunità. Qualche novità troverete invece  nel terzo punto, in cui provo a declinare il servizio che dobbiamo ai giovani con qualche proposta che lo renda più continuativo ed efficace. Vi raccomando però soprattutto il primo punto, in cui la missione strada-casa, che abbiamo messo dall’anno scorso all’ordine del giorno e che mi auguro trovi quest’anno slancio e concretezza, viene posta tutta sotto il segno della preghiera. Dobbiamo esserne convinti: la preghiera, fatta bene, in tutte le forme liturgiche e personali, è la prima via della missione. Ripropongo per questo con calore la nostra preghiera diocesana, concepita per farci esprimere in sintesi la sostanza del Vangelo e farci poi sperimentare, anche in forza dell’unità, la promessa di Gesù: «Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro  (Mt 18, 19-20)».  E Gesù sia davvero sempre in mezzo a noi. Amen.