Omelia del Vescovo Sorrentino per la Santa Messa Crismale celebrata mercoledì 5 aprile nella Cattedrale di San Rufino

05-04-2023

OMELIA MESSA CRISMALE ASSISI 2023

Lo Spirito del Signore è sopra di me. Lo Spirito è l’unzione che i nostri oli raffigurano. L’unzione che non si appaga di rendere splendente la nostra pelle, ma la penetra, si infila nelle fibre della nostra carne e nei meandri del nostro cuore. E lì porta tutta la forza di guarigione di cui abbiamo bisogno, per renderci continuamente nuovi. Lo fa per ciascuno di noi, lo fa per la Chiesa, è capace di farlo, se glielo permettiamo, per tutta l’umanità.

Oggi in particolare vogliamo ricordare che lo fa per noi sacerdoti. Ogni anno egli ci attende a questo appuntamento, per accogliere la nostra povera promessa di fedeltà e mostrarci la sua granitica fedeltà, mai paga di offrirci misericordia e perdono.

Questa messa dei santi oli è la soglia del triduo pasquale. In qualche modo ne indica il programma. Perché mai Gesù sarebbe morto e risorto, se non per darci la sovrabbondanza del suo Spirito? Lo esplicitò egli stesso la mattina di Pasqua, quando “soffiò” lo Spirito, la sua Ruah, sugli Apostoli. Era il dono che egli portava, frutto del triduo di morte e risurrezione.

Con quel soffio cominciava per l’umanità una nuova primavera, dopo l’interminabile inverno segnato dal peccato, dalla morte, dalla vittoria di Satana. Ora cominciava un mondo nuovo.

Si potrebbe subito obiettare: ma tutto dice il contrario, tutto ci fa sperimentare che il mondo è rimasto lo stesso e, per tanti versi, sembra peggiorare. La risposta è nella logica dell’alleanza, che presiede all’intera storia della salvezza, e trova proprio nella croce di Cristo il suo culmine. Quello che Cristo ha guadagnato con il suo mistero pasquale non è un magico ribaltamento della condizione del mondo, ma lo strumento perché nella libertà si possa vincere il male. L’aiuto dall’alto, lo Spirito che Cristo ci ha donato, è dato per sempre. Ma accoglierlo dipende da noi.

Pertanto in questo giorno santo in cui, nel segno dell’unzione, celebriamo questa divina “medicina” della nostra infermità, siamo chiamati a fare anche il punto sulla nostra vita. È, il nostro cuore, davvero aperto all’azione dello Spirito di Dio?

Mi piace declinare questa domanda anche guardando l’arco di anni che ho potuto trascorrere tra voi fino ad oggi dall’ormai lontano 2006.

Per questo ho voluto oggi unire alla consegna degli oli la consegna del Libro della seconda visita pastorale, quasi a mettere un punto fermo in questa arcata di anni, in cui tante grazie hanno punteggiato il mio e il vostro sacerdozio, cari confratelli, e il mio ministero per tutti voi, cari fedeli.

Il titolo del libro che sto per consegnarvi, e cioè “Per una nuova primavera”, ben esprime il mio stato d’animo, che non è solo l’auspicio di un pastore chiamato a breve a passare il testimone, ma un desiderio pieno di speranza. Quello che potuto sperimentare in questi lunghi anni tra voi, mi appare infatti ricco di doni così grandi, che non me li saprei spiegare se non sperando vicina una “nuova primavera”. Che io poi la veda o no, è davvero poco importante.

Non fu forse germe di primavera quanto nel 2010 vivemmo con la Tenda del Risorto, al termine di alcuni anni di preparazione che ci spinsero a farci missionari di piazza e di strada? Fu quell’intensa esperienza di preghiera, di adorazione, di riflessione, il preludio della prima visita pastorale, che mi portò in tutti gli angoli della diocesi per una grande esperienza di comunione.

Germe di primavera fu il nostro Sinodo diocesano, quando ci interrogammo sul nostro cammino e ci demmo un progetto di rinnovamento ispirato al modello della prima Chiesa nel fare di ciascuna delle nostre parrocchie una famiglia di famiglie, ponendo il Vangelo al centro di una esperienza fraterna e missionaria.

È germe di primavera la nostra preghiera diocesana, che in questi anni, insieme con il progetto sinodale, è stata seminata, e attende di essere sempre più seminata, in una missione a tappeto nelle case, perché esse si aprano allo spirito della Santa Famiglia di Nazaret.

È germe di primavera questa seconda visita pastorale, che ci ha raccontato la fragilità incalzante della nostra tradizione cristiana, ma anche ci ha spinti ad accelerare il passo del rinnovamento, perché il futuro cristiano delle nostre terre non sia ulteriormente pregiudicato.

È segno di questa primavera che si fa strada quanto stiamo vivendo in questi anni con la riscoperta della radicalità di Francesco nel suo “spogliarsi di sé” per essere, con la sua pianticella Chiara, tutto e solo di Cristo, come da sempre è raccontato da tutti i luoghi santuariali della Città, e come siamo chiamati a testimoniare mentre andiamo incontro agli anni del centenario francescano.

È germe di primavera la presenza tra noi dei resti mortali del beato Carlo Acutis che sta attraendo migliaia e migliaia di giovani da tutte le parti del mondo, mostrando come il Vangelo, in questa alba del terzo millennio, conservi intatta la sua forza di penetrazione nelle nuove generazioni e nelle maglie complesse della nostra civiltà tecnologica.

Potremmo continuare.

In questo libro che tra poco vi consegnerò in qualche modo rivedremo, in molti casi anche fotograficamente, le fatiche e le gioie di una Visita che si è presto incontrata con la pandemia. Siamo stati frenati, ma  non ci siamo arresi. Oggi metto fiduciosamente nelle vostre mani questo libro come un trampolino di lancio di un nuovo entusiasmo pastorale.

Tutti questi germi di primavera sono consegnati alla nostra libertà. Li affidiamo soprattutto all’unzione dello Spirito, mistica “rugiada” che si posa sulle nostre miserie, come si posa sulle specie eucaristiche, con tutta la forza di spingere i semi a germogliare e la primavera a farsi strada. Se l’inverno dovesse ancora durare, la colpa sarà tutta nostra. Allo Spirito di Dio, che ancora una volta ci raggiungerà nella figura dei santi oli, diciamo con fede, come lo abbiamo detto all’inizio di quest’anno pastorale: “Veni, sancte Spiritus”.