ASSISI – “Noi siamo cristiani nella misura in cui questa Settimana ci dice qualcosa di vero, di profondo, di trasformante e dunque nella misura in cui il mistero della Pasqua di Gesù diventa anche la nostra vita”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino durante l’omelia della santa messa celebrata la mattina della Domenica delle Palme nella cattedrale di San Rufino ad Assisi.
Prima della celebrazione eucaristica il vescovo ha benedetto i ramoscelli di ulivo dal sagrato della chiesa di Santa Maria sopra Minerva alla presenza di tanti cittadini, membri delle confraternite e turisti. I fedeli hanno poi raggiunto in processione la cattedrale di San Rufino.
Il vescovo ha poi spiegato quale è la cosa che “impressiona in questa liturgia” e cioè “il contrasto tra la prima parte, tutta intonata alla gioia, all’accoglienza, all’Osanna e la seconda parte in cui, le stesse voci che hanno cantato l’Osanna, adesso gridano di crocifiggere. Come è possibile che il nostro cuore sia così volubile e così contraddittorio? È la condizione della nostra libertà che è fragile ed è una libertà che si appassiona, qualche volta anche emotivamente per le cose più belle e poi rischia di essere risucchiata dal male. Abbiamo ascoltato in maniera simbolica questa forza del male. Gesù muore e si fa buio su tutta la terra. Gesù è la luce, il peccato è la tenebra. Sulla croce si combatte una grande battaglia tra il bene e il male. Adesso abbiamo adorato Gesù nella sua morte, ma lo attendiamo soprattutto nella sua risurrezione. Guai se Gesù fosse soltanto un morto, sarebbe uno dei tanti personaggi della storia anche i più eroici, i più significativi, ma non sarebbe il nostro Salvatore”.
La Settimana Santa, questa “grande settimana dell’anno liturgico – ha aggiunto il vescovo – deve servire a noi per fare lo steso cammino. Dobbiamo prendere coscienza del nostro peccato che abita il nostro cuore e anche le nostre relazioni Dobbiamo diventare uomini e donne davvero risorti a vita nuova che fanno del Vangelo la loro vita, il loro programma e il loro ideale. Oggi non è più tanto facile tutto questo”.
Il vescovo ha poi parlato della grande storia di santità che caratterizza la città serafica. “Immagino – ha detto – che tra di voi ci siano persone che non appartengono a questa chiesa di Assisi e son venute da lontano per farsi aiutare da questa grande storia di santità che caratterizza la nostra città: la santità di Francesco con Chiara innanzitutto. Ottocento anni fa ci fu un giovane e poi una ragazza che presero sul serio il vangelo e questa città è diventata tutta un’altra cosa è diventata un’attrazione mondiale, universale. Si ha quasi bisogno di venire qui a rivedere la propria vita a rinverdire la propria scelta cristiana quasi lasciandoci prendere per mano da questi due grandi santi di ottocento anni fa che continuano a parlare al nostro tempo. Ma quest’anno abbiamo anche una grandissima gioia che vivremo tutti insieme con la Chiesa universale sotto lo sguardo e la parola del Successore di Pietro: sarà la canonizzazione di questo ragazzo Santo del nostro tempo Carlo Acutis. Assisi si arricchisce di una nuova luce perché tutti, da tutte le latitudini dell’umanità, possano trovare ancora una volta in questa città una spinta verso il bene e ritornare al Vangelo di Gesù. Dobbiamo sottolinearla questa parola ‘dobbiamo’ ritornare al Vangelo di Gesù”.
La prossima celebrazione presieduta dal vescovo si terrà il 16 aprile, mercoledì Santo alle ore 16 nella cattedrale di San Rufino dove verrà celebrata la santa messa crismale, con la benedizione degli oli santi.
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