IL VESCOVO :”TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE DIVENTARE PREGHIERA”

Al ritiro diocesano delle Comunità Famiglie Maria del Vangelo i partecipanti hanno pregato davanti alla reliquia del velo della Vergine Maria

ASSISI - Come gli apostoli nel capitolo 11 di Luca, così anche noi chiediamo a Gesù di insegnarci a pregare e una riflessione profonda sulla preghiera è stato il filo conduttore che ha animato l'intervento del vescovo monsignor Domenico Sorrentino in ritiro diocesano con le CMFV (Comunità Maria Famiglie del Vangelo) nei locali del primo Sacro Convento dei Francescani ad Assisi il 1° dicembre 2019, primo giorno dell'Avvento.

Dopo un primo momento di accoglienza e di seguito alle lodi proclamate nella Cappella di Frate Leone, l'assemblea si è spostata nella sala della Pace per il discorso del vescovo che ha spiegato quanto segue.

Per Gesù tutta la vita è preghiera, ma, nonostante ciò, Egli sente ancora la necessità di ritirarsi anche per notti intere a pregare, ad esempio nel Getsemani, dove lotta con la prospettiva della morte, sotto il peso dei peccati dell'umanità e della storia. Si sente come schiacciato da quel calice e percepisce fortemente il bisogno di pregare. Questo è il primo grande insegnamento che Gesù ci dà: tutta la nostra vita deve diventare preghiera.   Io in Te, tu in Me.

Tuttavia, per ottenere questo, è necessario avere dei momenti di intimità, di respiro con Lui, nonostante tutti gli impegni di famiglia e di lavoro di ognuno di noi. Senza questi momenti la vita ci distrae, travolge i nostri sentimenti che non sono più quelli di Gesù: altri ne prendono il posto e tutto ci trascina e ci porta lontano. Se Gesù ha bisogno di sentire questa intimità, tanto più ne necessitiamo noi. Gesù ci insegna il Padre Nostro. I testi di questa preghiera che ci sono pervenuti da Luca e da Matteo evidenziano piccole diversità. Luca usa solo l'appellativo di "Padre" e concentra tutto su questo nome, Abbà, parola di grande tenerezza filiale. Dobbiamo sentire la forza di questa paternità. Matteo aggiunge qualche spiegazione introduttiva: "Quando pregate non sprecate parole, dite Padre".
Poi aggiunge alla fine: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori", quindi, se noi non perdoneremo ai nostri fratelli, non saremo a nostra volta perdonati.

Occorre essere riconciliati con tutti, altrimenti il nostro papà celeste non vorrà sentirsi chiamare Padre.

Giovanni, il teologo profondo del mistero di Gesù, nel decimo capitolo ci guida con le sue parole a comprendere la logica del Padre Nostro. Ci presenta Gesù come Dio, da sempre presso il Padre. Giovanni al versetto 3 ci indica la via per trasformare tutta la nostra vita in preghiera: il nostro cuore deve avere una vista penetrante, ci deve far percepire il mondo in modo diverso, ci deve far vedere ovunque e sempre Gesù.
Noi siamo stati generati da Gesù e, avendolo accolto, veniamo trasformati in Lui; noi non siamo solo e semplicemente dei cristiani, dei discepoli, ma siamo anche Cristo, il corpo della Chiesa: se prendiamo coscienza di questo la nostra vita diventa preghiera. Insieme coi nostri fratelli noi siamo Cristo, tramite il Battesimo siamo stati rigenerati in Lui. Gesù ci spiega tutto in diverse tappe: una di queste è il momento antecedente la Sua morte, quando ci comunica ciò che gli viene dal cuore. Al capitolo 15 Giovanni ci dice: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla". Se si realizza questo, se riusciamo a perseverare nel nostro cuore senza stancarci e disperderci, allora la nostra vita diventa davvero preghiera. Gesù ha scelto noi, ma non perché restiamo nel nostro piccolo circoletto di persone, ma perché portiamo frutto, così tutto ciò che chiederemo al Padre ci verrà concesso. Tuttavia dovremo chiederlo nel Suo nome. nella Bibbia la parola ‘nome’ ha un significato più ampio, non è solo ciò che ci identifica, ma indica la più profonda essenza di ogni uomo. Facendo nostri i sentimenti e i progetti di Gesù, facendo propri i Suoi criteri, così realizzeremo le nostre richieste. Con semplicità di figli presentiamo al Padre i nostri bisogni, ma affidandoli alla Sua volontà e al Suo discernimento. L'ultima preghiera di Gesù: "Padre, nelle Tue mani affido il mio spirito" sembra restare insoddisfatta. Ma la preghiera cristiana si sottopone sempre al discernimento del Padre. Tutti noi siamo chiamati a pregare coi sentimenti e con la fiducia di Gesù; tuttavia questo non significa che Lui ci darà tutto ciò che chiediamo. Lo Spirito è il dono di amore di tutti i doni. Quando Gesù ci fa figli del Figlio lo fa dandoci anche il Suo Spirito e noi viviamo di questo Spirito. Se noi preghiamo con la fede che Gesù ci ha dato nel cuore ciò che chiediamo si realizzerà. Ma non illudiamoci di poter dire a Dio "Padre" da soli. Un altro punto nodale della Bibbia per comprendere il senso della preghiera è Matteo, al capitolo 18, versetto19: "In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo (Matteo usa la parola greca "sinfonia", cioè se ci sarà armonia) qualunque cosa il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove ci sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". Per questo l'incontro delle CMFV termina con le intercessioni: Dio interviene dopo la preghiera, concedendoci tutto ciò che si inserisce nel Suo progetto. Anche San Francesco non soltanto pregava, ma era lui stesso diventato preghiera vivente.

Dopo queste parole così profonde è seguito un momento di adorazione eucaristica silenziosa, terminata con il canto della preghiera di consacrazione.

Dopo il pranzo ci siamo ritrovati nella Sala della Pace con padre Alfredo Avallone. Il suo intervento dal titolo: “Con Maria e in Maria come Francesco” ci ha introdotti ad una esperienza di preghiera: comporne una guardando al Magnificat delle Vergine Maria, che quando ha incontrato la bellezza di Dio l’ha voluta esprimere con un cantico.

Padre Alfredo ha sottolineato come Francesco componeva con la tecnica del cuore, parole che diventano poi parole di vita, preghiere che ripeteva anche durante l’arco della giornata. Usava la spontaneità che nasce dalla commozione, per scrivere i salmi Francesco parte dall’ immedesimarsi con Cristo e con Maria, e da quel momento prega con lo sguardo rivolto a Gesù e Maria verso il Padre.

Fondamentale il silenzio che permette di scendere dentro se stessi per far emergere quel Dio che è dentro di noi, nella nostra profondità.

Le preghiere così composte sono state raccolte e poste dinanzi alla reliquia del velo della Vergine Maria eccezionalmente aperta alle visite in questa occasione. I partecipanti hanno avuto anche la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione grazie ai numerosi frati conventuali presenti.

L’assemblea presente ha condiviso la volontà di continuare questo cammino di esperienza nella preghiera seguendo la scuola di preghiera programmata per ogni terzo venerdì del mese a partire dal mese di gennaio presso la Cappella dell’Istituto Serafico di Assisi e guidata da padre Alfredo Avallone.

La giornata si è chiusa con la celebrazione eucaristica nella Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi presieduta dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino.

Rosella Baldelli