LA PACE HA BISOGNO DI UN AUTENTICO CAMBIO CULTURALE

ASSISI –  “Sono lieto di poter dare un saluto a tutti voi convenuti virtualmente ad Assisi per un focus sulla situazione del popolo palestinese, che vive da troppi anni con la frustrazione di non vedersi identificato con una sua precisa fisionomia statuale, benché tale aspirazione sia stata riconosciuta come un diritto da un formale pronunciamento dell’Onu con la formula “due popoli due Stati”, che sembra  anche alla Chiesa improntata a giustizia, ragionevolezza e buon senso”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino durante i saluti alla conferenza sul tema “Riconoscere lo Stato di Palestina. Pace giusta tra Palestina ed Israele” che si è tenuta domenica 29 novembre sulla piattaforma Zoom, in diretta dalla Cittadella di Assisi.

Sono seguite la presentazione dell’iniziativa a cura del Comitato Promotore (Tonio dell’Olio, Sergio Bassoli), le testimonianze dei numerosi ospiti, i messaggi dei leaders delle organizzazioni del Comitato Promotore e infine la lettura della dichiarazione finale a cura del Comitato Promotore.

Il vescovo durante il suo intervento ha proposto alcuni pensieri. “In primo luogo – ha detto – vorrei ricordare l’aspetto umano della questione, che vede oggi contrapposti due popoli che vantano una lunga storia culturale e religiosa e portano allo stesso tempo il peso di lunghe e atroci sofferenze. Non si può affrontare il problema politico, se non si parte da qui, dalle persone concrete, dai loro ricordi, dalle loro emozioni, dalle loro passioni, dalle loro ferite non sempre rimarginate. Conosco un po’ le sofferenze dei fratelli palestinesi, che mi capita di incontrare soprattutto quando, quasi con cadenza annuale, faccio il mio pellegrinaggio in Terra Santa. Ad essi il mio ricordo affettuoso. Ma parlandovi dal vescovado di Assisi, dove il “Museo della memoria” ricorda il salvataggio di alcune centinaia di ebrei compiuto in questa città negli anni oscuri della shoah, il mio pensiero va con affetto anche ai fratelli ebrei, che un’assurda ideologia aveva votati allo sterminio, e che una volta fuori da quel tunnel di morte – per coloro che ne ebbero la possibilità – sentirono il bisogno di tornare alla loro antica terra, luogo del loro tempio, dei loro padri, della loro vita religiosa e culturale, sentendosi finalmente protetti anche da confini statuali”.

In allegato l’intervento integrale del vescovo

Intervento Vescovo monsignor Domenico Sorrentino