Sabato 9 marzo alle 10,30 presentazione del libro del vescovo sul Beato Giuseppe Toniolo

MONSIGNOR SORRENTINO: “SOLO CON IL CONFRONTO SI PUO’ SUPERARE LA CRISI E ASPIRARE A UN SISTEMA ECONOMICO-SOCIALE MIGLIORE”

Dialogo col segretario nazionale Maurizio Landini e una studentessa dell’UniPg

ASSISI – “Che cosa hanno in comune il Beato Giuseppe Toniolo e la Cgil, il più noto sindacato italiano, il cui segretario si confronterà pubblicamente con me sul suo pensiero, nella Biblioteca Diocesana di San Rufino? Hanno in comune il desiderio, nonché la necessità di confrontarsi su un terreno ben più serio, direi drammatico, alla ricerca di una speranza. La crisi economica che da anni ci tiene il fiato sul collo, soprattutto se la guardiamo oltre i confini nazionali, insieme con la più larga crisi di valori e di punti di riferimento ha acuito il bisogno di dialogo, di confronto e di reazione a tutti i livelli, istituzionali, sociali, accademici, imprenditoriali”. A dirlo è monsignor Domenico Sorrentino, vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, alla vigilia della presentazione del libro da lui scritto (Economia Umana, la lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica) in programma sabato 9 marzo alle ore 10,30 nella biblioteca diocesana di Assisi.

“Il Papa – aggiunge ancora – ha voluto The Economy of Francesco per invogliare i giovani a cercare la via di un rinnovamento economico”. Ecco perché al confronto di sabato, che si aprirà con l’introduzione Maria Rita Paggio, segretaria generale della Cgil Umbria, i saluti della sindaca di Assisi, Stefania Proietti, parteciperà anche Melania Bolletta, studentessa dell’Università degli Studi di Perugia, con la moderazione di Claudio Sebastiani, responsabile Ansa Umbria.

“C’è – continua il vescovo – un rinnovato bisogno di punti fermi e di profezia, Giuseppe Toniolo, il primo economista dichiarato beato, è uno di questi. L’economia – egli diceva – in tutte le sue forme e manifestazioni, non può prescindere dall’uomo. Si incardina anzi sull’uomo. Gli attori economici devono ricominciare a dialogare partendo da qui. E in una società post-globalizzata, in rete come non mai, ma anche frammentata come non mai, fino al fenomeno che Toniolo chiamava atomizzazione, urge una nuova coscienza economica e politica. Per il cristianesimo, questa coscienza non è che il vangelo vissuto e attualizzato. Ricordiamo, dai nostri studi di storia, la triade liberté, égalité, fraternité della Rivoluzione francese?  La modernità ha osannato l’égalité, garantita dallo Stato e la liberté garantita dal mercato. La post-modernità, come ha scritto Zamagni, ha fatto emergere l’urgenza di mettere mano alla voce dimenticata, la fraternité. Il Papa – continua ancora monsignor Sorrentino – l’ha rilanciata firmando ad Assisi l’enciclica Fratelli tutti. A guardare il mondo con verità e senza ipocrisia, è evidente il deficit di solidarietà, con un paesaggio economico a più velocità, con una forbice sempre più accentuata tra i pochi che possiedono la massima parte della ricchezza e un grandissimo numero di poveri. La denuncia che, sullo sfondo della prima e della seconda rivoluzione industriale, la Rerum Novarum (1891) faceva, additando l’immenso numero di proletari costretti a una vita ‘poco men che servile’, si può ancora applicare a tante regioni del mondo, comprese certe zone e realtà del nostro Paese, dove, ad esempio, sopravvivono fenomeni come il caporalato (ma lo sfruttamento organizzato si mimetizza in tanti altri modi) al quale non solo il sindacato, ma tutti noi abbiamo il dovere di ribellarci. Una voce importante, quella del sindacato, che Toniolo aveva indicato come uno di quei corpi intermedi che, se operano bene, e in sinergia, sono cardini  della società e della democrazia, quest’ultima intesa – per dirla con il Beato economista – come quell’«ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori». Come dire, mettendo i poveri al centro. Gli ultimi come primi. Una visione “evangelica” della democrazia sulla quale la Chiesa, il sindacato, le istituzioni, l’Università e il Terzo settore – conclude il vescovo – possono ritrovarsi, o almeno possono dialogare, per il bene comune. E questo dialogo siamo ben disposti a farlo con imprenditori, mondo accademico, cooperative e con tutti coloro che sentono il bisogno di confrontarsi per un sistema economico e sociale migliore”.