Monsignor Sorrentino vicino alla famiglia dell’ebrea nascosta e salvata in città negli anni della persecuzione razziale

È MORTA GRAZIA VITERBI, LE CONDOGLIANZE DEL VESCOVO DI ASSISI

Incontrò papa Francesco il 4 ottobre del 2013 nella sala della Spogliazione

ASSISI – Il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino esprime profondo cordoglio alla famiglia di Grazia Viterbi, ebrea nascosta e salvata in Assisi negli anni della persecuzione razziale, venuta a mancare nella notte tra sabato e domenica scorsi. “Voglio esprimere le più sentite condoglianze e la mia vicinanza in questo momento di dolore ai figli di Grazia, Benedetto ed Emanuele Carucci e alla sorella Miriam che ho incontrato appena due settimana fa a Gerusalemme. Con tutta la comunità di Assisi vi siamo vicini nella preghiera. Ho ancora un vivo ricordo dell’incontro avuto con Grazia l’agosto scorso in occasione della visita in Assisi della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e ancor prima nell’ottobre del 2013 quando nella sala della Spogliazione incontrò papa Francesco. È anche grazie alla sua testimonianza che Assisi si è arricchita del Museo della Memoria dove si racconta anche della storia della sua famiglia. In questi anni di ricerche e di riscoperta della memoria, portate avanti dalla curatrice del Museo Marina Rosati – aggiunge il vescovo – Grazia, che tutti in Assisi conoscevano come Graziella, è stata una figura fondamentale per diffondere un messaggio di speranza e accoglienza”. Anche l’Opera Casa Papa Giovanni dove Grazia è stata ospitata nell’ultima sua visita in Assisi e Marina Rosati in qualità di ideatrice del Museo della Memoria esprimono le condoglianze alla famiglia.

 

Di seguito un’intervista rilasciata da Grazia Viterbi e pubblicata sul sito http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/

 

Molte persone di Assisi, religiosi e non, si mossero per aiutare i tanti ebrei nascosti in città: Monsignor Giuseppe Placido Nicolini, Padre Aldo Brunacci, Padre Rufino Nicacci, Gino Bartali che faceva la staffetta per consegnare i documenti falsi stampati dai tipografi assisani Luigi e Trento Brizi, riconosciuti Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme.

Tra il ’43 e il ’44 insieme alla sua famiglia ha vissuto ad Assisi da clandestina. Anche lei come altri ebrei è sfuggita alle persecuzioni nazifasciste grazie all’aiuto della chiesa? Si è dovuta travestire anche lei da suora?

Io e la mia famiglia siamo arrivati ad Assisi da clandestini per nasconderci dalle persecuzioni antiebraiche. Non mi sono dovuta travestire da suora, ma il ruolo della chiesa è stato comunque fondamentale. La mattina dopo che siamo giunti ad Assisi abbiamo incontrato in piazza un amico ebreo padovano come noi, che ci ha informatisull’opera di aiuto agli ebrei di Assisi organizzato dal vescovo. Dopo esserci rivolti personalmente a lui, ci ha indicato la persona che ci avrebbe fornito i documenti falsi e ci ha anche aiutato a trovare un appartamento in via Borgo Aretino, dove abbiamo vissuto per ben sessant’anni.

Da anni lei vive a Roma. Che rapporto ha mantenuto con la città di Assisi e cosa rappresentano per lei le figure di Francesco e Chiara?

Anche se dal punto di vista religioso per me non rappresentano nulla, umanamente parlando sono delle persone sante, che avevano una comprensione per gli altri e un senso di aiuto verso il prossimo, senza mai chiedere niente in cambio. Ho mantenuto un rapporto strettissimo con la città di Assisi per questo vi torno tutte le estati. Fino al 1997, anno del terremoto, ho continuato a tornare nella mia casa d’infanzia a Borgo Aretino. Il terremoto, purtroppo, ha rovinato la casa, e non potendo provvedere ai lavori di ristrutturazione, da allora, nei mesi di luglio e agosto, soggiorno in un albergo nella stessa via.

Ci parli del suo incontro con papa Francesco: com’è stato? Cosa ha provato?

L’emozione è stata tale che non mi ricordo nemmeno cosa ci siamo detti.È stato un incontro notevole. Quando lui è entrato in sala sono stata presentata dal vescovo e lui ha detto due parole molto carine, ma poi è dovuto andare alla conferenza, ed è andato a sedersi. Una volta finita la conferenza è venuto spontaneamente da me, attraversando tutta la sala. Non me lo aspettavo assolutamente. Ha voluto avere un po’ di ragguagli sulla storia, con un forte senso di fraternità. La mia impressione è stata eccellente.

In un periodo d’intolleranza religiosa e razziale, come quello in cui viviamo: che messaggio vuole lanciare ai giovani?

E che messaggio vuole lanciare ai giovani! Oggi che ognuno fa quello che vuole! Siamo tutti esseri umani, e siamo tutti uguali, ebrei, cattolici e musulmani, dovremmo cercare di andare d’accordo e di capire ognuno la posizione dell’altro. La gente non sa niente, la cosa da augurarsi è che ci siauna reciproca conoscenza di tutte le religionie non solo di quelle monoteiste, è che da questa conoscenza si sviluppi un senso di fraternità che ora, purtroppo, manca ancora.

Fausto Belia