PADRE PERRY: “COSTRUIAMO PONTI DI MISERICORDIA VERSO GLI ULTIMI”

Lo ha detto il ministro generale dell’Ordine dei frati minori durante la celebrazione eucaristica di apertura del Perdono di Assisi

ASSISI La solennità del Perdono di Assisi è stata aperta, nella mattinata di giovedì 1 agosto, dalla celebrazione eucaristica presieduta dal ministro generale dell’Ordine dei frati minori, padre Michael Perry e concelebrata, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, dal ministro provinciale dei frati minori dell’Umbria, padre Claudio Durighetto, dal custode della Porziuncola, padre Giuseppe Renda e da numerosi fratelli sacerdoti.

La cerimonia è terminata con la processione di “Apertura del Perdono”: così detta perché dalle ore 12 del 1° agosto, fino alle ore 24 del 2 agosto l’Indulgenza plenaria concessa alla Porziuncola quotidianamente si estende a tutte le chiese parrocchiali sparse nel mondo, e anche a tutte le chiese francescane.

Nella sua omelia padre Michael Perry si è soffermato sull’attuale situazione di mancata accoglienza nei confronti dei migranti.

“Quando accogliamo la misericordia di Dio nella nostra vita – ha detto - , quando gli permettiamo di ridefinire chi siamo e a chi apparteniamo, è allora che ci troviamo ad aprire sempre di più la nostra vita agli altri, soprattutto a quelli che hanno più bisogno dell’amore e della misericordia. Questo vale ai nostri giorni soprattutto per coloro che sono rifiutati, per i migranti di cui ci viene detto che dobbiamo avere paura e contro i quali dobbiamo erigere i muri al posto di costruire ponti di misericordia e ospitalità, la stessa misericordia e ospitalità che riceviamo da Dio”.

Pubblichiamo di seguito l’omelia integrale di padre Michael Perry (fonte www.assisiofm.it)

Cari Fratelli e sorelle, Pace e bene a tutti!

Siamo venuti in questo santuario di Santa Maria degli Angeli per compiere il nostro pellegrinaggio spirituale annuale. Noi - o almeno io - siamo venuti alla ricerca del perdono, della guarigione e della pace. San Francesco e i suoi primi seguaci cercarono queste stesse cose per la loro vita e per tutti i cristiani battezzati. Ecco cosa sta al centro della celebrazione del “Perdono di Assisi”; in effetti tutte le persone che ci vengono, potrebbero sperimentare l'amore e la misericordia incondizionati di Dio; tutti possono cominciare ora a gustare e vedere la bontà del Regno di Dio; tutti potrebbero avere un'esperienza di paradiso non solo nell'aldilà ma anche qui e ora.

Quando parliamo di paradiso, non lo dobbiamo intendere come un luogo misterioso, inconoscibile, distaccato dall'esperienza della nostra vita quotidiana. Come ci ricorda Papa Francesco nella sua lettera apostolica Gaudate et ExultateSulla chiamata alla Santità, cresciamo nella santità della vita e giungiamo a un'esperienza di "paradiso" nella misura in cui apriamo la nostra vita al mistero dell'amore e della misericordia di Dio svolgendosi ogni giorno, presente in ogni singolo evento, ogni singola persona che incontriamo, e anche in ogni singolo fallimento e successo che sperimentiamo. Cresciamo nella santità nella misura in cui partecipiamo alla stessa missione del Regno che Gesù ha portato avanti nella sua vita, una missione di carità, giustizia e pace (cfr. Mt 6, 33).

Per più di 800 anni, cristiani e altri credenti sono venuti alla Porziuncola con la convinzione che Dio non torni mai indietro nella sua promessa di raggiungere noi e il nostro mondo spezzato e di riportarci nella sua cerchia di amore, perdono, misericordia, armonia, pace e comunione. Ma questa festa rivela qualcosa di ancora più sorprendente. Rivela in fatto di una persona che, sebbene avesse vissuto un conflitto familiare; una rottura totale e la caduta a pezzi della sua vita e del suo mondo; avesse sperimentato la guerra con la sua brutalità e conseguenze orribili; nondimeno, era arrivato a credere e ad avere fiducia nell'offerta di amore, misericordia e perdono di Dio. San Francesco lasciò andare il tentativo di controllare e limitare il lavoro dello spirito di Dio nella sua vita e nella vita del mondo. E quando Francesco fece questo, quando aprì le porte del suo cuore confuso a Cristo, fu allora che iniziò a sperimentare il potere trasformativo della misericordia e dell'amore di Dio per la sua vita e per la vita del mondo. È come se attraverso la sua esperienza di conversione, l'intera storia della vita di Francesco ricevesse un nuovo significato, una nuova direzione. Credeva anche che questo fosse ciò che Dio voleva fare inviando il suo amato Figlio, Gesù: aiutare a riscrivere l'intera storia dell'umanità e dell'universo creato in modo tale che gli autentici valori del regno di Dio potessero diventare la guida la logica di come viviamo le nostre vite e di come ci prendiamo cura gli uni degli altri e dell'intera creazione.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Queste parole tratte dal Cantico delle Creature di San Francesco chiariscono che il perdono significa imparare di nuovo come sentirci e infatti essere amati ... per il tuo amore. Ma anche imparare ad essere amati implica necessariamente imparare di nuovo come accettare l'amore, l'amore che Dio ha riversato per ciascuno di noi nel suo amato Figlio, Gesù. Qui ci troviamo di fronte a una delle sfide più difficili che ogni persona umana deve affrontare: imparare ad accettare l'amore, l'amore incondizionato di un Dio che vuole così tanto far parte della nostra vita. Uno dei maggiori ostacoli all'accoglienza di questo amore incondizionato di Dio è la nostra incapacità di credere che Dio crede davvero in noi. Eppure, Dio è cosi ed agisce. Potremmo ricordare gli eventi accaduti nella storia del figlio prodigo nel Vangelo di San Luca (Lc 15, 11-32) dove, nonostante il peccato del figlio, quando il padre vide il figlio perduto tornare a casa, gettò via le sue ricche vesti e corse verso suo figlio, abbracciandolo e baciandolo e presentandogli un anello. “Mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione. Gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo bacchiò” (Lc 15:20). Come Dio amorevole, Dio corre verso di noi.

Il perdono di Assisi è il motivo per cui San Francesco va dai lebbrosi e dai fratelli e sorelle che sono poveri, esclusi, dimenticati e gettati via dalla società. San Francesco si reca persino a Damietta dove incontra il comandante militare musulmano Al-Malik al-Kamil, dove trascorre il tempo ascoltando e condividendo con il Sultano e altri musulmani. Quando arriviamo a una vera esperienza di perdono e misericordia, le nostre paure si trasformano in speranza e fiducia. Quando accogliamo la misericordia di Dio nella nostra vita, quando gli permettiamo di ridefinire chi siamo e a chi apparteniamo, è allora che ci troviamo ad aprire sempre più la nostra vita agli altri, soprattutto quelli che hanno più bisogno dell'amore e misericordia. Questo vale ai nostri giorni soprattutto per coloro che sono rifiutati, per i migranti di cui ci viene detto che dobbiamo avere paura e contro i quali dobbiamo erigere muri e recinzioni al posto di costruire ponti di misericordia e ospitalità, la stessa misericordia e ospitalità che riceviamo da Dio.

Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

Fratelli e sorelle, auguro a tutti voi che l'amore e la misericordia di Cristo Gesù riempia i nostri cuori durante questa grande celebrazione di Santa Maria degli Angeli. che la nostra vita sia caratterizzata dalla misericordia, dal perdono, dall'ospitalità e dal dono costante della pace, dello shalom, che solo Dio può offrirci.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.