ANCHE UNA DELEGAZIONE DELLA CARITAS DIOCESANA AL CONVEGNO NAZIONALE A GRADO

GRADO - Si è concluso il 44° convegno nazionale delle Caritas diocesane, che quest'anno si è svolto a Grado, ospiti nella diocesi del presidente di Caritas italiana, monsignor Carlo Maria Redaelli, vescovo di Gorizia. Il tema al centro della quattro giorni appena terminata è stato "Confini, zone di contatto non di separazione", in un contesto unico e al centro dell'Europa da tanti punti di vista, non solo geografico e storico.

Il programma si è sviluppato come da tradizione alternando relazioni e piccole assemblee tematiche di lavoro, fino all'intervento conclusivo del direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, che ha esposto i propri "orientamenti per un cammino comune".

Durante la prima giornata, di lunedì 8 aprile, è stato possibile ascoltare l'introduzione di monsignor Redaelli e, a seguire, le relazioni di Luciano Larivera s.j. (direttore del Centro culturale Veritas di Trieste), "Andare oltre confine. La centralità della fraternità nel contesto globale", e di don Matteo Pasinato (direttore dell'Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e dal Lavoro della Diocesi di Venezia), "Umanità che si ferma e disumanità che passa oltre. Lettura cristiana del confine tra linea vitale e barriera mortale".

La seconda giornata è stata arricchita dalla testimonianza di fra Francesco Zanoni, custode della Fraternità francescana di Betania di Verona, e dalla relazione di monsignor Michael Landau, presidente di Caritas Europa, che, tra i tanti spunti in una panoramica sociale globale, ha ricordato a tutta l'assemblea che "i fatti possono essere nascosti ma le facce non si possono dimenticare. Bisogna far conoscere le facce". Nel pomeriggio di martedì 9 aprile è stata effettuata una visita a Nova Gorica e Gorizia, ed e stato possibile avere il privilegio di ascoltare tre testimonianze sul passato, presente e futuro di queste terre dove i confini sono stati spostati, portando a scontri anche sanguinosi in diverse fasi nella prima metà del secolo scorso, ma non hanno cancellato l'identità delle persone, anche se sono stati cambiati i nomi e i cognomi. E nel 2025 Gorizia e Nova Gorica, insieme, saranno capitale europea della cultura.

La terza giornata si è aperta con la testimonianza del gruppo Terra e Cielo, guidata da Roberto De Martino. I lavori sono proseguiti in assemblee tematiche: "Chiesa di minoranza, in cammino, capace di sconfinare", con il cardinale Mario Zenari (Nunzio apostolico in Siria); "Nei margini la piccolezza evangelica", con Daniela Chiara (Piccola Sorella di Gesù); "Confini: luoghi di incontro e di convivenza delle differenze", con Giovanni Grandi (docente di Filosofia morale); "Carità e giustizia: quale confine?" Con Gabriella Burba (sociologa).

Il cardinale Zenari ha insistito sulla necessità di carità che deve essere carità politica, intesa nella promozione della giustizia, solidarietà, difesa dei diritti umani, ricordando Papa San Paolo VI che ha affermato che è la più alta forma di carità.

Ogni mattina la preghiera è stata seguita dalla lectio guidata dalla biblista Antonella Anghinoni, e anche lei si è spesso soffermata sul concetto di limite, che non è "mancanza di libertà, ma è salvifico. Dio ci mette un limite per salvarci. Il nostro limite è come la pelle, se ci tagliamo ci esce il sangue".

L'ultima giornata di giovedì 11 aprile è stata caratterizzata dalla testimonianza di don Otello Bisetto, cappellano del carcere minorile di Treviso e come detto, dalla relazione del direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello.

"A noi sta a cuore ripartire dalla Parola, e ci aiuta ad affrontare le sfide di ogni giorno. Tutto dipende da noi, dove poniamo i confini del mondo - ha affermato don Marco -. Per noi il confine non è qualcosa che ostacola ma è una zona di contatto, diventa il luogo dove fare innanzi tutto esperienza della potenza di Dio perché ci permette di non fermarci a noi stessi.

Ciascuno di noi ha bisogno di confini, per stare nel nostro, fare i conti con i nostri limiti per costruire fratellanza. Se vogliamo sconfinare abbiamo sempre bisogno di partire da noi. Il nostro fare nasce dal nostro essere. Liberiamoci dall'ansia della concretezza. Stare al confine come prima opera deve portare ad incontrare l'altro. Diamoci il tempo dell'incontro".

È possibile rivedere la diretta integrale di tutti i giorni del convegno sul sito e sul canale Youtube di Caritas Italiana.

Dott. Timoteo Carpita