ASSISI – L’apostolo di Assisi, il prete dell’Angelus Domini, l’uomo dei poveri e degli ammalati, l’educatore di tanti giovani. Così il venerabile don Antonio Pennacchi è stato definito dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino nel corso della cerimonia di chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione che si è svolto giovedì 14 marzo nell’abbazia di San Pietro dove lo stesso è sepolto e dove è stato allestito un angolo con alcune reliquie, libri e suoi appunti. All’importante momento hanno preso parte anche il vicario generale don Jean Claude Hazoumé Kossi Anani in qualità di promotore di giustizia aggiunto, il delegato vescovile padre Francesco De Lazzari, il notaio Carlo Belli Paolobelli, il postulatore don Orlando Gori, il cancelliere vescovile suor Alessandra Rusca, in qualità di portitore, cioè di colui che porterà tutta la documentazione alla Congregazione per le cause dei santi. Presente tutto il clero diocesano, tanti laici e il sindaco di Assisi Stefania Proietti. Nel suo intervento monsignor Sorrentino ha ricordato alcuni episodi che fanno di don Antonio “una figura mistica con fenomeni straordinari. La sua vita fu di preghiera intensissima: passava intere giornate per strada, tra la gente, come ci dice oggi papa Francesco”. Diverse le testimonianze raccolte che evidenziano questa sua “elevazione spirituale” , così come i prodigi e le guarigioni. Dopo l’intervento del vescovo è seguita la suggestiva cerimonia di firma, chiusura e apposizione dei sigilli contenenti i documenti già in possesso della diocesi grazie a un primo processo avviato all’inizio del 1900 che poi si era interrotto e altri rinvenuti dalla commissione diocesana nominata ad hoc nell’archivio vescovile e nel monastero di Sant’Andrea dove don Pennacchi operò.
Don Antonio Pennacchi è nato a Bettona nel 1782 e vissuto in Assisi nella parrocchia di San Pietro. La sua vita è ricca di spunti e di momenti di grande spiritualità. Si sentì chiamato dal Signore alla vocazione sacerdotale e a 18 anni, all’inizio del 1800 si trasferì in Assisi per continuare gli studi filosofici e teologici. Si distinse subito per la sua intelligenza, per il suo impegno e per la pietà. Fu ordinato sacerdote il 22 marzo 1806 dal vescovo Francesco Maria Giampé che, per la sua grande cultura, lo nominò insegnante di grammatica superiore nelle scuole municipali di Assisi e cappellano nella chiesa abbaziale di San Pietro e delle suore clarisse francescane di Sant’Andrea.