BEATO ANGELO, GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA PROCESSIONE CON L’URNA DEL PATRONO

Mons. Boccardo: “Il Beato Angelo ci insegni a continuare il cammino senza fare confusione”

GUALDO TADINO - Sono state tanti i fedeli che hanno accompagnato in una lunghissima processione orante l’urna contenente le spoglie del Beato Angelo per le vie di Gualdo Tadino, celebrata in occasione delle “Feste centenarie” organizzate per il settecentesimo della morte del Beato patrono e compatrono della diocesi.

La processione è stata preceduta dai vespri presieduti dal vescovo dell'archidiocesi di Spoleto - Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, monsignor Renato Boccardo. Hanno concelebrato il vescovo diocesano, monsignor Domenico Sorrentino, il vescovo della diocesi di Terni – Narni – Amelia monsignor Francesco Antonio Soddu, il parroco Don Michele Zullato e il clero diocesano.

Presenti le autorità civili e militari e le confraternite.

Durante la celebrazione dei vespri il vescovo Sorrentino, dopo aver ringraziato monsignor Boccardo ha sottolineato che “in questo settimo centenario della morte del Beato Angelo abbiamo ricevuto l’indulgenza plenaria, da una ‘porta’ che ce lo ricorda e ce lo fa sperimentare e soprattutto ci siamo dati un programma, che è il nostro programma diocesano, delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, e cioè quello di essere sempre più una Chiesa che abita le case vive: di case di famigliarità e di fraternità perché le nostre parrocchie della comunità diocesana intera sia sempre più una famiglia di famiglie e il nostro programma è anche il nostro contributo che diamo al cammino della chiesa regionale mentre ci prepariamo all’assemblea della nostra Chiesa in Umbria. Grazie di cuore per aver dato maggiore solennità con la tua presenza a questo cammino che già intravede fin dall’inizio un cammino di gioia e di bellezza”.

Monsignor Boccardo, dopo essersi soffermato sulla biografia del Beato Angelo, ha detto che “percorrendo la biografia del Beato mi ha colpito il suo andare instancabile. Lui è stato un pellegrino che ha camminato attraversando l’Europa per recarsi a Santiago di Compostela e poi per andare a Roma. Le cronache dicono che non è potuto andare a Gerusalemme per la povertà della sua situazione però ha continuato a camminare. Questo cammino – ha aggiunto - lo ha condotto poi a separarsi dal mondo e dalla società per vivere in solitudine sotto lo sguardo di Dio. Questo peregrinare mi fa pensare alla storia della nostra vita. Anche noi siamo pellegrini pur non avendo la meta di un sentiero, di un luogo particolare. Tutta la nostra vita è un pellegrinaggio. Allora guardando il Beato Angelo nasce spontanea la domanda: Verso dove sto andando? Che cosa sto cercando? Quale è la meta che mi sono proposto? Tutti facciamo esperienza della fatica, della confusione oltre che del disorientamento e per non sprecare il nostro camminare dobbiamo ritornare sempre sulla strada giusta. Questo è l’impegno affidato ad ogni cristiano fin dal giorno del suo battesimo, ritornare sulla strada giusta per non perdere di vista la meta per non sprecare la vita che abbiamo perché non ne abbiamo un’altra di riserva. Ne abbiamo una sola e dunque dobbiamo viverla bene con dei contenuti grandi riservando quello che è davvero il suo dare la pace del cuore senza accedere alle illusioni. Il Beato Angelo ci insegna a continuare il cammino senza fare confusione”.

Dopo essersi soffermato sulla Prima lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicési, monsignor Boccardo ha sottolineato che “celebrare questo solenne anniversario del Beato mi pare diventi per tutti un’occasione per guardarsi dentro e per lasciar venire a galla ciò che tante volte rimane nascosto. Che cosa è veramente importante? Che cosa riscalda il mio cuore e illumina la mia intelligenza? Che cosa ispira i miei gesti, i miei atteggiamenti, le mie parole? Il Beato Angelo è arrivato alla meta e per questo dopo tanti secoli noi siamo qui stasera a parlare di lui e a fare memoria di lui. Quanti personaggi nel corso della storia hanno vissuto momenti particolarmente importanti e poi il loro ricordo si è perso; più nessuno ne parla. I Santi dopo tanti secoli continuano a parlare: perché la loro è stata una vita significativa, è stata una vita riuscita. Noi guardando loro siamo invitati a imparare a fare altrettanto. Allora lasciamo che la presenza delle sue reliquie in mezzo a noi, l’accompagnare queste reliquie lungo le vie di questa città diventi per tutti un appello, un invito, direi quasi una provocazione come se il Beato ci dicesse 'Tu verso dove stai camminando? Dove vuoi arrivare? Quale è il tuo tesoro?' Nel segreto del cuore proviamo a dare la nostra risposta chiedendo al Beato di pregare con noi, di pregare per noi, perché nel cammino della vita possiamo essere discepoli fedeli del Signore Gesù”.