DA ASSISI UNA RILETTURA DEL CANTICO DELLE CREATURE

ASSISI – “Che cosa succede al Cantico di Frate Sole se lo leggiamo a partire dalle due ultime strofe? Le sei strofe riguardanti gli elementi materiali sono ben note. In questo tempo in cui l’istanza ecologica si è fatta drammatica, aver riscoperto la profezia di Francesco d’Assisi anche sotto questo profilo concentra ancor più lo sguardo su di esse. Le due ultime finiscono per essere quasi dimenticate. Persino imbarazzanti. Con esse, in effetti, lo scenario cambia”. Lo ha detto il vescovo delle di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, durante il convegno: “Tra Frate Sole e Sorella Morte, il Cantico da San Damiano al Vescovado, una riscoperta verso il 2025” che si è tenuto sabato 18 maggio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione in occasione delle iniziative organizzate per il settimo anniversario dell’inaugurazione del Santuario della Spogliazione stesso.

Al convegno sono inoltre intervenuti il poeta Davide Rondoni, presidente del “Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi” e il frate conventuale padre Felice Autieri.

“La questione dell’unità della composizione del Cantico – ha aggiunto il vescovo - è risolta dagli storici distinguendo lo sfondo e i tempi in cui nascono i due tipi di strofe: le prime, naturistiche, hanno il loro grembo a San Damiano, e le altre, umanistiche, richiamano altro tempo e luogo, e cioè,  la penultima legata all’episodio della riconciliazione di  vescovo e podestà; l’ultima strofa, legata ai giorni in cui Francesco fu degente nel Vescovado prima di scendere, nel collasso finale, alla Porziuncola per accogliere “sorella morte”. Nelle ultime strofe, è prepotente l’aria del Vangelo. Storicamente concepite per il Vescovado di Assisi, o addirittura dentro di esso, in quello che oggi si chiama “santuario della Spogliazione”, dove Francesco ha risieduto diverse volte e dove resterà almeno per un mese e mezzo prima della sua discesa alla Porziuncola per l’ultimo respiro. Andando verso l’anno centenario del Cantico (2025), questa importante creazione di Francesco, il Cantico di frate Sole, non potrà essere rivisitata se non in questo suo messaggio globale, ben incastonato, per le strofe sulla natura, nella spiritualità francescana della lode, sgorgante a San Damiano, e per le ultime due strofe, nella prospettiva, esistenziale e sofferta, sullo sfondo del vescovado, come esso sta  ormai da alcuni anni ritornando alla luce nell’ottica del Santuario della Spogliazione”.

Padre Felice Autieri dopo aver approfondito le varie esperienze che hanno caratterizzato la vita di Francesco ha parlato dei suoi atti di riconciliazione. “Francesco – ha detto padre Felice – va incontro alla morte con le sue certezze, ma anche con le sue paure. Egli non ha problemi a chiamare la morte come sorella. Francesco è autenticamente santo perché innanzitutto è stato autenticamente uomo. Francesco non è l’uomo che detta formule, ma egli parte dalla sua esperienza di uomo”.

Il poeta Rondoni ha spiegato che nessuno ha mai fatto un commento poetico al Cantico delle Creature. “Francesco – ha detto Rondoni – è un Santo che mentre sta morendo alza una prosa poetica rimata e si rivolge ai suoi frati cantando. Egli non lascia solo una Regola, un testamento, ma una poesia. Il Cantico è un testo commentatissimo che fa impazzire i filologi. Le poesie non si capiscono, ma si comprendono, si imparano a memoria. Francesco nel Cantico mette in scena una grande lode per qualcosa che non è suo. Il Cantico non è un canto ecologico. Per Francesco la natura è un segno è qualcosa che fa vedere l’invisibile. Noi non siamo la cultura che l’essenziale deve essere visibile agli occhi. Tutto nella nostra cultura è segno: l’arte, i sacramenti. Il perdono è contro la natura, è come l’arte. Francesco mette in scena l’uomo come perdono. È un grande poeta”.

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