DA SAN RUFINO A FALCADE LODANDO IL SIGNORE

FALCADE – A Falcade, caratteristico paese di montagna, nell’ampia Val del Biois, circondato da cime incontaminate come le Pale di San Martino, il gruppo del Focobon, la Marmolada e il monte Civetta, le famiglie della comunità parrocchiale di San Rufino e anche da Cannara e Santa Maria degli Angeli, cinquanta persone in tutto, hanno scelto un biblico riposo estivo dal 9 al 19 luglio nella contemplazione del Creato e ancora una volta nella gioia del sentirsi famiglia, comunità in cammino. Ogni giorno, dopo la celebrazione delle Lodi, per contemplare quella “Bellezza che salva il mondo”, lo splendore dell’Amore creativo e diffusivo di Dio, conservati dalla mano dell’uomo, quando sa custodirli, tutti in cammino per indimenticabili passeggiate, scarpinate, escursioni. ai piedi dei suoi monti, fin sotto i ghiacciai, incontrando i colori e i profumi di una natura che solo le montagne Dolomitiche del Veneto e del Trentino sanno offrire, dai laghi di Fedaglia e di Alleghe, al monte Civetta, all’imponente Marmolada che a tremila metri conserva sui suoi ghiacciai ancora le vestigia della prima guerra mondiale, ai suoi caratteristici serrai, all’escursione nei parchi, delle formiche e delle Buse, arrampicandosi fin sotto gli zampilli di fiumi, torrenti e d’imponenti cascate. Durante il cammino efficaci le soste: per ristorarsi nei rifugi, ritrovarsi, confrontarsi, attendere chi resta indietro… ma anche per riflettere e lasciar spazio alla preghiera silenziosa del cuore dinanzi ai tipici crocifissi in legno, nelle chiesette di montagna, nelle chiese e nella cattedrale di Belluno, nella chiesa dedicata a Papa Luciani e dinanzi alla sua casa natale ad Agordo. Rilevante la sosta sulla diga del Vajont e la Santa Messa nella chiesa di Longarone dove la statua della Madonna, emersa dalle acque a cinquant’anni dall’immane tragedia, su una barca, lacerata, senza braccia, come il bambino Gesù e il crocifisso senza gli arti, ci ricordano, ha detto don Cesare all’omelia: “il crollo dell’uomo quando pecca, ma le mani tronche di Maria non impediscono come quelle del suo figlio bambino e crocifisso, che vediamo in questa chiesa, al suo cuore di madre di amarci e perdonarci anche quando il peccato distrugge l’opera di Dio e ci ridona fiducia ricordandoci che le sue mani e i suoi piedi sono i nostri che devono andare incontro ai più fragili”. Ogni sera ci si ferma… come una grande famiglia patriarcale, si sosta… per celebrare i Vespri e la Santa Messa, rendendo grazie a Dio dall’altare delle sue meraviglie all’altare del suo amore eucaristico, che durante il giorno abbiamo toccato con mano, sperimentando l’invito di Papa Francesco: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, abbiamo cura gli uni degli altri, custodiamo il creato con amore”, sono la metafora del nostro riposo in montagna! Grazie a don Cesare Provenzi, per essere stato promotore e “pastore”, attento custode di tutti in questa iniziativa che da alcuni anni si conclude con successo e gratitudine e l’inevitabile desiderio di ripetere l’esperienza. Grazie anche don Franco Berrettini, parroco di San Giuseppe a Gualdo, che non manca mai di unirsi ai nostri passi e di dare il tocco della sua paternità spirituale a questa esperienza.
Suor Maria Rosaria Sorce