Grande partecipazione al solenne pontificale per la solennità del compatrono della diocesi

MOSIGNOR BARTOLUCCI: “SAN RINALDO CON LA SUA VITA CI HA FATTO VEDERE LA BONTÀ DI DIO”

NOCERA UMBRA – “San Rinaldo ci esorta ad un momento di riflessione per vedere se anche noi condividiamo i valori, gli ideali, gli obiettivi che lui ha coltivato in vita. I valori di allora, del suo tempo, sono anche i valori di oggi, i valori che ci vengono da una sana umanità, dal Vangelo, dalla famiglia, dalla giustizia, dalla pace, dalla fraternità, dall’onestà, dal perdono. San Rinaldo si è impegnato per questi valori e noi possiamo dire di stare dalla sua parte se condividiamo questi valori”. Lo ha detto il vescovo monsignor Marcello Bartolucci, segretario emerito del Dicastero delle cause dei santi, venerdì 9 febbraio durante il pontificale celebrato in occasione della solennità di San Rinaldo, patrono di Nocera Umbra e compatrono della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. In tanti hanno partecipato, nella concattedrale di Santa Maria Assunta a Nocera Umbra, alla santa messa concelebrata dai sacerdoti della diocesi tra cui i vicari generali delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé e don Giovanni Nizzi. Presenti le autorità civili, militari.

“Sono certo – ha aggiunto monsignor Bartolucci – che la devozione a San Rinaldo continuerà, però a una condizione: che sia vera, perché non tutte le devozioni sono vere e raccomandabili. Una vera devozione è più di un ricordo e non consiste solo nell’accendere una candela o nel fare una processione o in una solenne celebrazione in chiesa. Devozione vera è quella che riconosce in San Rinaldo l’uomo di Dio, il cristiano esemplare, buono, virtuoso, amico del bene e nemico del male. Vera devozione è quella che riconosce in San Rinaldo, il Santo che con la sua vita ci ha fatto vedere la bontà di Dio e la sapienza del Vangelo. La vera devozione, quindi, è anzitutto stima e ammirazione per l’umanità e la religiosità del Santo, è fiducia in lui, è desiderio e impegno a condividere le sue scelte di vita, i suoi ideali, i suoi valori, i suoi amori, i suoi obiettivi. Nel nostro tempo – ha proseguito – non è raro il caso di vedere attorno ad alcuni Santi grandi folle di devoti che però sono devoti per modo di dire perché non credono in Dio, non si fidano della Chiesa, non osservano i comandamenti, non vanno alla Messa, non ricevono i sacramenti e in famiglia e nel lavoro hanno una morale discutibile, si comportano così, però quando si tratta di fare la festa del Santo sono in prima fila. Venerare un Santo vuol dire mettersi dalla sua parte, impegnarsi per i valori che lui ha vissuto e per le cose per le quali ha speso la vita. Mettersi dalla parte dei Santi non è però un movimento spontaneo, meccanico: è una decisione, una scelta che normalmente viene preparata nel tempo attraverso l’educazione che si riceve in famiglia, nella scuola, nella parrocchia, nell’ambiente umano e religioso in cui si è cresciuti. Non si diventa buoni cristiani senza volerlo”.