NELLA BASILICA DI SAN FRANCESCO APERTO L’ANNO SANTO GIUBILARE

ASSISI – “L’indulgenza è l’implorazione che la chiesa fa per noi e noi con la chiesa per ricevere una grazia sovrabbondante che ci aiuti a guarire non soltanto la malattia, ma anche le sue conseguenze. Detto in parole semplici che ci aiuti a diventare Santi perché non ci sono soltanto alcuni che hanno questa vocazione alla santità. Tutti con il battesimo siamo immersi, tuffati in quell’acqua di grazia che è la santità di Gesù e tutti poi dobbiamo diventare Santi cioè imparare ad essere coerenti con il dono che abbiamo ricevuto. Siamo Santi per la nostra vita santa e non è una cosa tanto difficile”.

Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino lunedì 6 gennaio, solennità dell’Epifania del Signore, durante l’omelia della santa messa di apertura dell’Anno santo giubilare celebrata nella Basilica di San Francesco ad Assisi.

Nel commentare il Vangelo di San Matteo, del giorno, dove è scritto «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono», il vescovo ha detto che “quello che fanno questi sapienti che vengono da lontano dopo aver percepito attraverso l’interpretazione di segni astrali che qualcosa di grande è avvenuto nel mondo e si mettono alla ricerca del Bimbo divino è un messaggio per il mondo, è un messaggio per noi cari fratelli e sorelle”. Un messaggio per il mondo vuol dire che “tutto il mondo, tutti gli uomini senza eccezione sono guardati da Dio con amore e Gesù è venuto per tutti. Quando diciamo che è il Salvatore - ha sottolineato il vescovo - non diciamo che è il Salvatore solo di alcuni, ma che è il Salvatore universale. Non c’è nessuno che si possa salvare senza di lui e non c’è nessuno che non egli non voglia salvare anche tra coloro che non ne hanno avuto notizia, che non lo conoscono. Il Signore trova le sue vie. Siamo tutti suoi figli, noi abbiamo la grazia di conoscere tutto questo e ne siamo anche responsabili perché dobbiamo annunciarlo e annunciarlo prima con la vita e poi con le parole. Gli altri vengono raggiunti dalla grazia di questo Bambino senza saperlo poi in Paradiso faremo tutti la nostra conoscenza reciproca”. Questo noi lo capiremo in Paradiso “sulla terra lo comprendiamo per fasi, progressivamente e più lo comprendiamo e più la nostra salvezza diventa integrale. Perché essere salvati – ha spiegato il vescovo - non significa soltanto andare in Paradiso quando il Signore ce lo chiederà. Essere salvati significa cominciare il Paradiso su questa terra. Era questo che intendeva San Francesco quando si è convertito e poi anche quando ha ottenuto quella che oggi noi sentiamo risuonare in questa liturgia giubilare. Avete sentito il termine Giubileo. L’indulgenza che egli ottenne per la sua Porziuncola, a Santa Maria degli Angeli, ma che volle ottenere per tutti”.