UN ANNO SPECIALE PER LA VITA CONSACRATA

ASSISI – Il 2 febbraio prossimo, festa della Presentazione di Gesù al tempio, è la festa della Vita Consacrata che quest’anno acquista un significato particolare. La Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino si ritrova per la festa della Vita Consacrata il 2 febbraio nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a partire dalle 16, come da programma allegato.
 
 
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Un lungo applauso si è alzato dagli oltre 120 superiori generali di ordini e congregazioni riuniti, il 29 novembre 2013, attorno al Papa Francesco quando ha annunciato: «Ho deciso di dedicare un anno speciale, il 2015, alla vita consacrata!». Un annuncio inaspettato, anche se desiderato. Con i superiori generali hanno gioito anche tutti i religiosi del mondo: circa 195.759 distribuiti in 29.416 conventi e tutte le religiose: circa 590.620 distribuite in 79.311 comunità.
L’anno della vita consacrata ha preso avvio il 29 novembre 2014; si concluderà il 2 febbraio 2016. L’occasione che ha ispirato tale annuncio era di celebrare i 50 anni dalla pubblicazione di due importanti documenti del Concilio Vaticano II: la costituzione sulla Chiesa “Lumen gentium” e il decreto “Perfectae caritatis” interamente dedicato alla vita religiosa.
 
Perché un anno dedicato ai religiosi?
Lo ha spiegato il Papa stesso in una lettera indirizzata loro il 21 novembre 2014. In essa precisava tre obiettivi, il primo dei quali “Guardare al passato con gratitudine”. Non è difficile riconoscere l’enorme quantità di bene compiuto lungo i secoli dalle innumerevoli famiglie religiose suscitate dallo Spirito nella Chiesa. Esse, prendendo con serietà le parole di Gesù del Vangelo, hanno speso la vita dedicandosi ai più svariati servizi all’interno e all’esterno della Chiesa, soprattutto a servizio dei poveri.
Il secondo obiettivo: “Vivere il presente con passione”. Il Papa si aspettava dai Consacrati che mettessero a fuoco la loro consacrazione a Dio come risposta a chiamata del Signore. Se il cuore è pieno della passione per Gesù e per il Vangelo, allora si può affrontare tutto con coraggio, intraprendere avventure anche rischiose, dare inizio ad opere nuove e ardite per venire incontro agli ultimi, correre verso le “periferie” del mondo per portare la bella notizia del Vangelo e dell’amore di Dio.
Il terzo obiettivo: “Abbracciare il futuro con speranza”. Cioè i religiosi dovevano guardare alle attuali fragilità della vita consacrata: calo numerico, crisi vocazionale, invecchiamento dei membri, cattiva testimonianza, con fiducia e speranza. Chi ha scelto Dio come ideale più grande della vita, non si spaventa, non si lascia vincere dal pessimismo. I consacrati, forti di questa certezza, sono chiamati a recare speranza al nostro mondo spesso scoraggiato o deluso.
 
Cosa chiede il Papa ai consacrati in quest’anno?
Nella stessa lettera il Papa scrive: «Dove ci sono i religiosi ci deve essere gioia». L’umanità ha bisogno di incontrare persone che, avendo trovato in Dio la vera gioia, la mostrano nel parlare e nell’agire. Che brutto vedere dei religiosi, delle suore tristi! Poi si attende: «Mi attendo che svegliate il mondo, che siate dei profeti!». Il Vangelo ha sempre una forza di contestazione, perché propone scelte e valori quasi sempre controcorrente rispetto a ciò che pensa il mondo. Questo si aspetta dai consacrati papa Francesco: persone sveglie e vigilanti, ben radicate nella storia presente, senza paura di andare controcorrente.
Il Papa inoltre si aspetta dai religiosi che «Che siano uomini e donne di comunione». Gesù è venuto nel mondo per dirci che tutti siamo figli di un unico Padre celeste e dunque fratelli e sorelle fra noi. I Consacrati che prendono sul serio il Vangelo sono chiamati a realizzare fraternità, per superare tensioni e conflitti ovunque. Essi, da “esperti della fraternità e della comunione”, la devono attuare all’interno e con tutti gli altri membri della Chiesa, laici e sacerdoti, e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
«Attendo ancora da voi quello che chiedo a tutti: uscire da voi stessi per andare nelle periferie del mondo». L’umanità aspetta una parola di speranza, gesti di solidarietà per chi è scartato dalla società, parole di senso per chi ha perso il gusto della vita, di salute e di pane per chi non ha i mezzi per accedere a tali beni, vicinanza per chi si sente abbandonato, accoglienza per chi viene rifiutato dalla patria o dalla famiglia. Se nel passato i religiosi sono stati spesso i primi a correre verso le periferie più lontane per portare amore concreto e solidale, oggi devono ritrovare quello stesso slancio.
 
Un anno che coinvolge i consacrati e la Chiesa.
Un programma impegnativo, dunque, quello che papa Francesco prospetta a tutti i consacrati e alle consacrate del mondo. Ma l’anno della vita consacrata deve vedere coinvolta tutta la comunità cristiana: vescovi, sacerdoti, laici, chiese locali, movimenti: tutti sono invitati in questo anno a stare vicino ai fratelli e sorelle consacrati, parte viva e integrante della Chiesa. Così sarà possibile riscoprire e far brillare di nuova luce la “perla preziosa” che la vita consacrata rappresenta nella Chiesa e per tutto il mondo.
 
Padre Egidio Canil