MISSIONE DELLA DIOCESI IN AMERICA, IL MUSEO DELLA MEMORIA DI ASSISI RIPRODOTTO ED ESPOSTO IN VARIE LOCATION DI NEW YORK

NEW YORK – “Sono davvero felice e molto emozionata di essere qui con voi. Per me personalmente è un sogno che diventa realtà, mentre per la nostra città di Assisi, la nostra regione Umbria e l’Italia è una grande occasione di far conoscere questa straordinaria pagina di storia che, ora più che mai, è d’attualità”. Lo ha detto Marina Rosati, responsabile del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, durante la tavola rotonda che si è tenuta martedì 5 aprile a New Rochelle in occasione dell’esposizione del Museo della Memoria, riprodotto ed esposto in diverse location di New York.

Rosati dopo avere spiegato come è nata l’idea di un Museo ad Assisi ha raccontato la grande opera di salvezza degli ebrei avvenuta ad Assisi. “Siamo negli anni 1943-1944 – ha detto in uno dei passaggi del suo intervento - e tutto inizia dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 quando, nel caos generale con l’Italia divisa in due, a sud gli alleati che stavano sbarcando e a nord la Repubblica sociale fascista, ad Assisi iniziarono ad arrivare sfollati da tutte le città bombardate. Ne arrivarono talmente tanti, quasi 4mila pari alla popolazione residente che il vescovo, monsignor Giuseppe Placido Nicolini, decise di organizzare un Comitato di assistenza agli sfollati. In questo grande numero di persone disperate arrivano circa 300 ebrei. Le prime venivano da Genova, perché ci fu una importante collaborazione tra la curia di Genova con il cardinale Siri, quella di Firenze con il cardinale Elia Dalla Costa e con Assisi. Arrivarono poi da Milano, Padova, Genova, Trieste, Zagabria, Fiume; dal Belgio, dalla Francia e dall’Olanda”.

La missione della delegazione assisana guidata dal vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino, giunta in America per portare una reliquia del beato Carlo Acutis e per promuovere il Museo della Memoria, prosegue, come da programma, mercoledì 6 aprile con l’incontro dei giovani delle scuole superiori della diocesi di Brooklyn e con la tavola rotonda alla Saint John’s University di New York.

In allegato l’intervento integrale di Marina Rosati