AD ASSISI GRANDE FESTA PER I DUE NUOVI SACERDOTI

ASSISI – Sabato 25 giugno, durante la solenne celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, la Provincia serafica dei frati minori dell’Umbria e la Chiesa tutta hanno ricevuto il dono di due novelli sacerdoti: frate Danilo Cruciani e frate Marco Savioli.
Riportiamo sinteticamente alcuni passaggi dell’omelia del vescovo ordinante, rimandando al video per la registrazione integrale dell’omelia, montata su una serie di immagini tratte dai vari momenti dell’ordinazione. Al termine del video vi è anche il saluto e i ringraziamenti del ministro provinciale, padre Claudio Durighetto.
“Grande mistero, quello del sacerdozio – ha affermato monsignor Sorrentino – . Mistero che coinvolge voi personalmente, Marco e Danilo, e tutti quanti noi. Abbiamo appena ascoltato che la Madre Chiesa chiede che voi siate ordinati: c’è dentro il Popolo di Dio che cammina nel tempo, guidato da Gesù, sospinto dal Suo Spirito e che si ritrova continuamente destinatario di doni perché Dio ha un cuore grande e dunque gli preme che la sua famiglia, la sua comunità sia ben curata e ben seguita. Naturalmente lo fa Egli stesso, di persona. Egli cammina con noi, ma vuole avere dei volti, dei cuori pulsanti: ed ecco questo mistero del sacerdozio. Abbiamo ascoltato nella prima Lettura – ha precisato il vescovo – il ministero profetico che passa anche attraverso dei segni: il mantello di Elia su Eliseo. Tra poco sarà non un’imposizione di mantello ma di mani, povere mani ma che sono il segno della presenza di Dio. Sarà una preghiera che invoca lo Spirito e ne scaturirà un’effusione sulle vostre vite. Cari Marco e Danilo, sarà lo Spirito di Dio che vi plasmerà, dopo avervi già fatti suoi nel battesimo, nella cresima e nel diaconato. Adesso vi da i lineamenti di Gesù Pastore e il Popolo di Dio, quando vi incontrerà, sentirà la vostra fraternità (quella che ogni membro del Popolo di Dio esprime e a titolo speciale un figlio di Francesco d’Assisi), ma sentirà anche la vostra paternità. Abbiamo ascoltato – ha aggiunto il presule – come ci indirizzava il salmo “Tu sei l’unico mio bene”. E come soprattutto ci spingevano a questa decisione di radicalità le parole stesse di Gesù. Si ritrova con delle persone che Egli chiama, e che hanno desiderio di seguirlo ma facendo anche qualche piccolo conto umano. Gesù radicalizza e la sua scelta e la risposta che si aspetta: non c’è tempo da perdere perché questo tesoro sia conosciuto e amato da tutti. C’è nel Vangelo una radicalità e insieme la rapidità: è proprio il cuore di Dio premuroso che vuole salvare i suoi figli e le escogita tutte, anche quella di darsi dei fratelli che li rappresentino e che siano per la Comunità la sua voce ed il suo cuore. Grande ministero quello che oggi vi viene consegnato – ha proseguito -, che suppone da parte vostra l’apertura totale del cuore e la consegna radicale della vostra vita. L’avete già fatta a Gesù nella vita di speciale consacrazione sulle orme di Francesco, ora la fate mettendovi a disposizione di tutto il Popolo di Dio: consegnate la vostra vita e tutti potranno chiedere ogni ora della vostra giornata. Tutti potranno dire “ho diritto ad averti, perché tu sei Gesù per me e non mi puoi mancare”. Dovrete arrendervi a questo dono quando cascherete dalla stanchezza e non ce la farete più, ma un cuore sacerdotale è un cuore che vive di dono e il Popolo di Dio ha diritto a questo dono. Quello che oggi vi viene consegnato – ha specificato il Pastore – comporta tutto questo per voi. Certamente tutto questo non è fatica quando si ama.Paolo ci diceva, nella seconda Lettura, che noi siamo liberi perché liberati: è la gioia sua che ci rende liberi. È ancora la gioia sua che ci stacca dal mondo di peccato che ci appesantisce. Ma se siamo di Gesù, allora siamo liberi per Lui. La stanchezza umana ci sarà, ne faremo conto quanto è necessario, ma Gesù sarà sempre pronto a darci il colpo d’ala del Suo Spirito perché attraverso di voi Egli vuole rendersi presente nel suo Popolo. So che in voi questa disponibilità c’è, il vostro Provinciale mi ha detto che siete pronti per cui devo desumere che ci sia tutto questo nel vostro “eccomi”, nel vostro “si”. È anche bello che portiate, entrambi, un’esperienza ravvicinata di dedizione al Popolo di Dio. Tu Marco – ha evidenziato –  che sei partito un po’ missionario, espressione di questa Provincia che ha voluto rendere un servizio anche ad altre terre, non missioni classiche alle genti, ma oggi tutta la nostra Europa diventa sempre più terra di missione. È bello che siate venuti anche dalla Francia, da Nizza, a dire il vostro grazie al Signore, la vostra lode e la vostra gioia. E tu Danilo – ha sottolineato – , figlio di questa terra, di questa parrocchia. Per me è particolarmente emozionante oggi importi le mani dopo dieci anni di ministero in questa terra di Francesco, dieci anni di privilegio per me. Tu ricorderai che sei stato uno dei primi doni del mio episcopato: ero infatti appena arrivato in Diocesi ed il tuo parroco, padre Francesco, mi disse “ecco la prima vocazione del suo episcopato”. E hai avuto come missione ultima, tra quelle che la tua Provincia ti ha assegnato di intesa con tutta quanta la nostra Diocesi, di metterti al servizio speciale dei poveri in una comunità tutta per loro, dentro il nostro impegno Caritas e dentro la nostra dedizione di accoglienza e di servizio alla quale il Vangelo ci sprona e papa Francesco ci chiama con tanta forza. Sei membro di questa comunità che porta il nome del nostro caro Pontefice. È bello che queste ultime due missioni siano anche di buon auspicio per quello che sarete. La Chiesa deve diventare sempre più capace di missione, si deve convertire alla missionarietà ed essere sempre di più al servizio dei poveri, sapendo però che ogni uomo è povero e ha bisogno di Gesù. Come è bello potervi consacrare qui all’ombra della Porziuncola dove in qualche modo tutto è nato, e questo grande movimento dello Spirito che da 800 anni – attraverso tanti rivoli – feconda la Chiesa, trova ancora oggi un’espressione così bella. Siamo davvero chiamati a far ripartire dalla Porziuncola, come è stato al tempo di Francesco, un grande impulso che nasce dalla nostra Chiesa particolare ma è per tutta la Chiesa universale: quello che Francesco ha avuto come compito va al di là dei nostri confini, anche se rimane radica in questa terra che egli ha sempre amato. Mi sembra bello, allora, richiamare quello che è avvenuto qui alla Porziuncola quando Francesco si è messo in questa chiesetta così piccola sentendola calda e vibrante come il grembo di una mamma: qui ha meditato il Vangelo e lo ha fatto suo, qui ha plasmato la Comunità perché fosse una fraternità e quindi una famiglia. Siate tessitori di fraternità in una società che si sta sempre più de-famigliarizzando nella disgregazione valoriale e relazionale: da qui deve ripartire una ritessitura famigliare, una famigliarizzazione della Chiesa, innanzitutto, e poi della società intera. Cari Marco e Danilo – ha concluso – , grazie per il vostro “si”: un “si” impegnativo ed esigente davanti al quale potreste anche avere un senso di sgomento. È bene che lo abbiate perché sarebbe da presuntuosi non sentirlo. Ma questo senso di sgomento è immediatamente avvolto dalla misericordia delle braccia paterne che vi dicono di non temere, e delle braccia materne che vi prenderanno per mano e vi condurranno quando il vostro sacerdozio attraverserà inevitabilmente momenti duri e di incomprensione, quando arrivano le lacrime e si ha l’impressione di non farcela più … quello è il momento della madre, non dimenticatelo: dalla croce Gesù ha detto a Giovanni “ecco tua madre”, e guardando Giovanni alla madre ha detto “ecco tuo figlio”. Nell’apostolo prediletto c’eravamo tutti, ma soprattutto noi sacerdoti. Lasciatevi prendere per mano dalla mamma e non abbiate paura, ricevete il dono dello Spirito, abbandonatevi a Lui e la vostra vita sarà innanzitutto di gioia è per voi ma poi sarà di gioia per tutti quelli che avranno la grazia di incontrarvi nel vostro ministero”.